Cesare
Sinopoli è un esempio significativo di militare
intellettuale ed educatore. Di colui cioè che,
indossando con orgoglio la divisa del regio esercito
italiano, fu al contempo persona di grande spessore
culturale e uomo dedito ad aspetti di carattere sociale.
Fu infatti dapprima ufficiale dell’esercito e poi
insegnante di materie storiche e letterarie negli
istituti superiori catanzaresi, preside e rettore,
direttore dell’orfanotrofio municipale, ispettore ai
monumenti e scavi, storico e conferenziere di successo,
giornalista.
Nacque
a Catanzaro il 6 novembre 1861 da Giacomo e Susanna
Manfredi; famiglie tra le più antiche e nobili di
Catanzaro e, dopo aver frequentato con notevole profitto
il Regio Liceo, intraprese la carriera militare
entrando, nel 1882, nell’Accademia Militare di Modena
come allievo ufficiale, uscendone col grado di
sottotenente.
Nel
1889 diventò insegnante di storia e geografia presso la
stessa Accademia militare di Modena iniziando ad
approfondire soprattutto gli aspetti storici ed
antropologici della Calabria.
Nel
1896 chiese di essere inviato in Africa, partecipando
alla battaglia di Adigrat, e al rientro in Italia fu
destinato a Roma.
Nel
1902 sposò la baronessa Beatrice Veraldi, da cui ebbe 2
figli: Maria Rosaria (1904) e Achille (1908).
Lasciata la vita militare, nel 1904 rientrò
definitivamente a Catanzaro, diventando insegnante in
alcuni istituti superiori (Regio Liceo, Ginnasio
Arcivescovile, Istituto Tecnico).
Nel
1908 fu nominato Regio ispettore onorario ai monumenti e
scavi e nello stesso anno assunse la direzione
dell’Orfanotrofio municipale maschile "Rossi".
Attuò
una costante attività di ricerca storica ed archivistica
su fatti, uomini e avvenimenti, producendo molteplici
studi e collaborando con vari giornali (es. Giornale
d’Italia) e riviste (es. Il Potere, la Giovane Calabria,
Rivista storica calabrese).
Nel
1913 partecipò all’organizzazione della Prima mostra
d’Arte Calabrese e del Congresso Eucaristico Regionale.
Diventato, col tempo, una delle personalità cittadine
più in vista, iniziò man mano a donare opere, facenti
parte del suo specifico archivio, alla biblioteca
comunale di Catanzaro, come ad esempio uno scritto
autografo di Settembrini e un codice manoscritto del
1774, contenente i provvedimenti d’igiene e polizia
sanitaria adottati in città.
Nel
1930 manifestò la sua volontà di donare alla biblioteca
comunale De Nobili, l’intera sua collezione libraria, da
cui successivamente scaturì uno specifico fondo.
Morì a
Catanzaro il 30 settembre 1935, lasciando indicazioni di
essere seppellito in maniera anonima; disposizioni
testamentarie non esaudite dal Municipio di Catanzaro,
che invece volle rendere al suo illustre concittadino i
dovuti tributi ed onori.
Dal
punto di vista letterario, copiosa è la sua produzione
libraria. Tra le opere più significative si ricordano a
titolo d’esempio:
Note
di storia della letteratura militare, 1895
L’Unità d’Italia e casa Savoia, 1896
Le
consuetudini di Catanzaro, 1905
Nel
cinquantenario dell’unità d’Italia, 1911
Notizie storiche del regio Liceo di Catanzaro, 1912
Per i
martiri catanzaresi del 1823, 1923
La
Calabria: storia, geografia e arte, 1926
L’assedio di Catanzaro del 1528, 1928
Capitoli, ordinazioni e statuti dell’arte della seta,
1929
Calabria o Bruzio?, 1933
cui si
aggiungono centinaia di articoli e interventi su
periodici e giornali.
L’archivio di storia catanzarese, contenente documenti,
libri rari, manoscritti, stampe, posseduti dal Sinopoli
a seguito di decennali studi e ricerche, non risulta
invece in possesso né della biblioteca né di eredi e
parenti.
Il
fondo Sinopoli, così come custodito e inventariato dalla
biblioteca De Nobili, contiene ricerche storiche e
bibliografiche della tradizione locale e regionalistica,
dal 1740 al 1933, oltre a documenti che definiscono la
personalità del Sinopoli.
Il
fondo, di carattere bibliografico ed archivistico, è
suddiviso in 4 buste:
Nella
prima busta si trovano soprattutto documenti
nella sua qualità di Ispettore ai monumenti e scavi; di
Direttore dell’orfanotrofio maschile; disposizioni per
il termine delle lezioni e per gli esami negli istituti
che diresse; serie di lettere e appunti.
Nella
seconda busta sono presenti: discorsi, lettere,
conferenze, appunti di vario genere.
Nella
terza busta: conferenze, discorsi e appunti,
lezioni.
Nella
quarta busta: serie di lettere e trascrizioni e
documenti (anche molto antichi) non prodotti dal
Sinopoli ma da lui conservati, come ad esempio la
trascrizione dei Privilegi della Città di
Catanzaro del 1587-1597 e la trascrizione dello
Strumento del 1647.
Si può
affermare che Cesare Sinopoli fu storico-documentarista
ed erudito, amante sviscerato della sua terra, visto che
nella sua notevole produzione, infarcita di elementi
patriottici e risorgimentali, emerge il ruolo che la
Calabria e i calabresi hanno avuto nel progresso e nella
civiltà nel corso dei secoli; manifestando di
conseguenza la necessità di mantenere sempre viva la
propria memoria custodendone le radici. "E’ in me
fermo il convincimento che sia un dovere il mantenere
viva nel cuore dei nostri giovani, del nostro popolo, di
tutti gli Italiani, la memoria di quei grandi che hanno
redento la patria e delle gesta da loro compiute per
renderla unita ed indipendente" Così scriveva nella
Conferenza sul 50° dell’Unità d’Italia nel 1911.
Nella
sua produzione letteraria, in veste di conferenziere e
storico, sia che si rivolga ad eruditi che a giovani
studenti, egli rimarca la necessità di amare l’Italia "fatta
una e libera …dal volere dei vostri padri che per essa
affrontarono persecuzioni ed esili ed affrontarono la
morte e la persecuzione…"
Nell’enfatizzare il ruolo della scuola afferma: "Rinunziate
alle utopie, educate il vostro cuore all’amore della
Patria, il vostro intelletto all’amore della scienza
perché essa vi rivela la verità da un punto di luce
superiore…" Da "L’Unità d’Italia e Casa Savoia" -
Conferenza tenuta agli studenti liceali nel 1896.
Nella
conferenza tenuta all’Istituto Tecnico di Catanzaro su
Oberdan, l’irredentismo e la Patria del 20 dicembre
1917, Sinopoli esalta il ruolo dei tanti giovani che in
quel momento stavano combattendo "…per vendicare i
martiri nostri, per liberare i fratelli oppressi, per
riportare i confini d’Italia su quelle Alpi che Iddio
pose come termini sacri per l’Italia…Da questa terra di
Calabria, celebre nella storia del patrio riscatto per
magnanimi ardimenti partono i nostri giovani soldati:
nobili e plebei, studenti ed operai, professionisti e
lavoratori delle arti, ripensando le antiche glorie
degli avi per combattere la guerra all’Austria…Siate
oggi studenti diligenti per essere più tardi ottimi
cittadini perché la Patria vuole cittadini colti e
nutriti di virili propositi; e nessuna istituzione,
nessuna classe, nessun partito è meglio atto al nobile
ufficio della scuola..sacrario della Patria".
Ma è
soprattutto nella conferenza sul 50° dell’Unità d’Italia
che si compendia l’amore del Sinopoli per la Patria e la
Calabria:
"L’unità
d’Italia è stata compiuta per necessità storica...ma per
ottenere questo risultato .. quanta virtù, quanti
sacrifizi, quanto studio occorse ai generosi che
seguirono il vessillo tricolore…e che avevano una sola
idea, una sola fede, la Patria, la sua libertà, la sua
unità. Non dimentichiamo i grandi sacrifici dei nostri
padri, quanto dolore, quanto sangue occorse per elevare
questo edificio, quali virtù, quali sublimi eroismi dai
piedi delle nostre Alpi nevose alle arse marine della
Sicilia.
Noi avemmo una patria
libera perché vi furono uomini che dell’Italia avevano
fatto lo scopo della loro vita, che sacrificarono ogni
gioia, che tutto dimenticarono di ciò che li attaccava
alla terra e tutto concedevano alle brame insaziate
dell’ideale"
e, pensando alla sua Calabria, esprime un pensiero
ancora d’attualità, sull’oblio e la scarsa attenzione
alle cose del passato:
"Noi
dimentichiamo i nostri grandi calabresi che morirono per
la Patria. E’ doloroso dirlo ma è così. Noi viviamo
giorno per giorno delle individuali attività nostre,
intellettuali e morali, religiose e civili, quasi
nascendo ogni giorno nuovi alla vita, senza punto
curarci del passato, rifiutando l’esperienza dei secoli
trascorsi. Ora, se questo è un male che dappertutto si
deplora, qua da noi questa è anche la più imperdonabile
delle colpe perché il passato ha in Calabria tali e
siffatti nomi che pochi popoli hanno. Chi fra noi
ricorda i grandi nostri che furono? Chi li
studia?..Lasciate che lo dica, e come parola di chi
tanto ama questa infelice terra, che ha così splendide
memorie; noi più che gli altri fratelli nostri d’Italia,
noi dimentichiamo…!".
Nel
ruolo di docente e preside, e nell’importanza assoluta
che da all’insegnamento egli, amò di testamento
spirituale, indica il compito dell’educatore, sostenendo
che finalità dell’insegnamento verso i giovani "è
seminare idee produttrici ed elevata educazione morale
per il coscienzioso adempimento dei propri doveri verso
la Patria". (Sommario delle lezioni sulla nostra
guerra - 1918).
(fonte: Renato Nisticò "Le carte del Capitano"- Calabria
letteraria Editrice – 1990. I manoscritti e documenti,
facenti parte dell’archivio Sinopoli, sono stati
consultati nella Biblioteca De Nobili di Catanzaro, alla
cui direttrice ed al personale va il mio
ringraziamento).
Vincenzo Santoro |