CALABRIAINARMI

 " PER LA PATRIA! "

 
LA BRIGATA "CATANZARO" A MONTE MOSCIAGH
 

La Brigata Catanzaro il 27 maggio 1916 fu protagonista di un’azione che rafforzò il morale delle truppe italiane impegnate a contrastare la Strafexpedition, ideata e guidata dal capo di stato maggiore austriaco Conrad, che nei 13 giorni trascorsi dall’inizio dell’offensiva -15 Maggio 1916 - aveva registrato solo vittorie facendo temere l’invasione della pianura veneta e l’aggiramento delle truppe italiane schierate sul fronte isontino. L’evento, se si fosse verificato, avrebbe provocato la fine della guerra con la nostra sconfitta.


Ma il 141° Reggimento della nostra unita’ militare, nel corso di un contrattacco condotto con impeto, diede un primo segnale di riscossa riconquistando, sul Monte Mosciagh, i cannoni persi durante un attacco degli austriaci. La Brigata, prima schierata sul Carso, era stata richiamata, assieme ad altre, sul fronte degli Altipiani di Asiago e Folgaria per rafforzare la difesa contro la Spedizione Punitiva. Per raccontare quanto accadde facciamo parlare i documenti.
Nel diario di guerra è scritto:
Giovedi 18 Maggio 1916 il Generale comandante la Brigata Catanzaro, Sanna, fu chiamato a rapporto dal comandante della 28a divisione di fanteria che ordinò ai due reggimenti che la componevano -141° e 142°- di tenersi pronti alla mobilitazione. Venerdì 19 il telegramma n° 24647 della Direzione trasporti stabilì la partenza da Palmanova per Vicenza di un battaglione del 141°. In giornata il comando della Divisione inviò due fonogrammi: - il 971 segnalò l’arrivo a S.Maria la Longa di mezzi per il trasporto di un battaglione del 142° ; - il 979 dispose la partenza degli altri due battaglioni del 141°. Alle 13,29 di quel giorno partì il 3°/141°, alle 18,23 ed alle 23,23 lo seguirono rispettivamente il 1° e il 2° /141°. La 6a e 7a compagnia e 3 plotoni dell'8a compagnia del 142° si mossero da S. Maria la Longa con 64 autocarri, portando con sè due sezioni di mitragliatrici.

Sabato 20 Maggio partirono le unità residue del 142° : il 3° battaglione alle 4,09, il 1° ed il resto del 2° alle 13.00. Domenica 21 fu la volta del comando della Brigata, dei comandi del 141° e 142°, della compagnia zappatori e di una sezione mitragliatrici. Tutti andarono a Vicenza.

 

La Catanzaro fu inserita nella V Armata, al comando del gen. Frugoni, già  capo  della  II, che se le truppe austriache avessero raggiunto la pianura veneta - obiettivo della Strafexpedition - avrebbe avuto il compito di contrastarle sul quel territorio. Ma le cose andarono diversamente e l’Armata divenne fonte di riserve da inviare alla prima linea degli Altipiani. I giornali davano le prime notizie dell'attacco di Konrad: nei sei giorni iniziali la destra dell'esercito austriaco aveva strappato agli italiani una posizione dopo l'altra e inflitto gravi perdite. La nostra difesa crollava,a pezzo a pezzo, specie sulla sinistra e al centro, schiudendo agli avversari la strada verso Tiene e Schio. Il 141°, dopo una sosta a Padova raggiunse Marostica e da lì fu inviato verso Asiago che raggiunse seguendo la via più breve.
Durante il tragitto i soldati incrociarono i primi profughi: vecchi montanari, donne e bambini affaticati per i disagi del viaggio, a piedi o su carrette, cariche di povere masserizie. Quegli infelici raccontavano come dal 16 Maggio (giorno di inizio dell’attacco Austo-Ungarico) avevano lasciato le loro case; Le truppe italiane da Cima Undici al Pasubio avevano subito la rottura dello schieramento, i forti di Verona e Campolongo erano stati presi dagli austriaci,tutti i paesi erano in fiamme.
I soldati italiani non si scoraggiarono - noi siamo - dissero - la brigata di ferro, gli austriaci non ci fanno paura. La notte del 23 Maggio il reggimento giunse a Pria dell'Acqua, avanzando cautamente fino alle pendici del Kaberlaba. Alle prime luci dell'alba videro Asiago, la cittadina era stata incendiata colpita dai 380 e dai 420 imperiali. Quel giorno ricorreva il primo anniversario dell'entrata in guerra dell'Italia e Vittorio Emanuele III pubblicò un proclama rivolto ai soldati italiani facendo voti  perchè ogni miglior fortuna ci accompagni nelle future lotte. Era un augurio necessario per le truppe che, accorse da ogni parte del fronte, stavano organizzando una linea di resistenza per opporsi al disastro. Il col. Di Martino nel suo libro La Guerra della fanteria 1914-1918 parla così della Catanzaro:  I veterani del Carso e di Oslavia arrivavano preceduti da una consolidata fama di duri combattenti e non avevano bisogno di troppe raccomandazioni.


Il terreno dell’Altopiano presentava caratteristiche molto diverse da quelle del fronte isontino e non avevamo combattenti addestrati alla bisogna. Il comandante del XIV Corpo d'Armata il 25 Maggio si pose il problema e con un'ordine inoltrato a tutta la catena di comando indicò i modi per affrontare lo scontro. Alle 12,45 del 24 al 141° Fanteria venne recapitato l'ordine di inviare due battaglioni a sostegno della Brigata Alessandria, impegnata sul Monte Meatta: si mossero alle 15,30 , ma a quell'ora gli austriaci avevano già occupato la montagna: l'Alessandria era stata massacrata e la Brigata Lombardia non era in grado di contenere l’impeto della III armata avversaria. I soldati vennero dirottati sulla linea Monte Mosciagh – Monte Interrotto fino ad allora affidata ad una difesa debole. Vi giunsero alle 3 del mattino del 26 ed alle 7 iniziò, violenta, la battaglia. Il comandante col.Thermes aveva detto ai suoi: Figliuoli, se occorre sacrificatevi tutti; pensate: se il nemico riuscirà a superare queste ultime resistenze, in poche ore sarà al piano. Non dovete permettere tanta infamia. In seguito ad azione di sorpresa – si legge nel diario storico della Brigata - sono perdute dai nostri 2 batterie di campagna (sei cannoni) e 4 cassoni (contenitori di munizioni).


La 4a compagnia del 141° ricevette l'ordine di contrattaccare immediatamente. Con grande slancio riuscì a raggiungere i pezzi che erano affondati nel fango. Gli austriaci ritirati dalla cima del Mosciagh, la tenevano sotto il fuoco delle mitragliatrici. La notte fra il 26 e il 27 trascorse fra gli spari ed un violento temporale. Il Reggimento era privo di copertura sul fianco destro e temeva l'aggiramento. Verso l'alba, alle 5,45, giunse l'ordine. Oggi ed al più presto il 141° R.F. eseguirà un'azione contro il nemico cercando di riprendere i pezzi di artiglieria abbandonati. I fanti erano privi di cibo da due giorni, ma il rancio ed il caffè caldo giunsero in tempo; e tutti i soldati possono ristorarsi e riprendere vigore. Nel pomeriggio il maggiore Corrado, mentre perlustrava la linea avanzata, venne ferito ad un braccio e senza dire nulla alla truppa non abbandono’ il suo posto di combattimento Per ogni evenienza si mise in contatto col capitano Ippolito, siciliano di Canicattì, (poi caduto sul S. Michele del Carso il 7 Agosto 1916 e sepolto a Sdraussina) che comandava la 7a compagnia…ed aveva pensato di scegliere pochi audaci per fare un colpo di mano sull’imbrunire. Munì i suoi uomini di grosse corde, guidandoli ,strisciando, fino ai pezzi, e li raggiunse, ma venne visto dal nemico che scatenò un fuoco d'inferno. Non tutti  tornarono.

 

Morirono i sottotenenti Marotta, Padula, Mastronardi e Siconolfi prima dell'inizio dell’ azione ed altre centinaia di soldati, come si legge nelle memorie di Francesco Armogida, restarono sul campo.Verso il tramonto il 141° fanteria, al comando tattico della Brigata Salerno, che conta solo su un nucleo di superstiti, riceve ordine d’attacco che inizia alle 20,45 annota Zamboni: Il primo battaglione rimarrà nella sua posizione sulla sinistra, fra l’Interrotto e il Mosciagh, il secondo svolgerà l'azione, protetto sulla destra dal terzo battaglione, che finalmente può raggiungere la linea, e rinforzato dal primo battaglione del 142° fanteria. Perchè l'azione possa riuscire è necessario che le truppe muovano senza far fuoco…facendo uso DELLA SOLA BAIONETTA. Appena superato il ciglione del Monte e costretto il nemico a ritirarsi i soldati potranno impegnarsi col fuoco onde trattenere l’avversario e consentire ai nostri di recuperare i pezzi.
I tentativi sono ripetuti e per due ore la battaglia si svolge paurosa perchè le tenebre aumentano l'orrore. Perdiamo altri dieci ufficiali e un centinaio di uomini di truppa, ma la linea dei cannoni è raggiunta e superata, i nostri artiglieri possono in parte recuperare il materiale, in parte renderlo inservibile. Verso le 21,45 – è scritto nel rapporto ufficiale sullo scontro - dopo circa un'ora e tre quarti di accanito combattimento ininterrotto, in un ultimo violentissimo attacco alla baionetta di tutta la linea si riuscì definitivamente a ricacciare il nemico oltre 100 metri dalla sua primitiva posizione ed a liberare i pezzi d'artiglieria che rimasero nelle nostre mani.


Il comandante della Brigata incaricò del recupero dei pezzi un capitano d'artiglieria, con tre subalterni, molti artiglieri e gran numero di robustissimi cavalli. Furono messi a disposizione anche 60 soldati di fanteria…ma si manifestò subito grande difficoltà. Vennero presi e trasportati sei cassoni: verso le 2,28 venne da me ( Col. Thermes comandante del reggimento) il capitano d’artiglieria ( Ippolito ndr) e mi dichiarò che malgrado tutti gli sforzi, non era riuscito a smuovere i pezzi, sia perchè molto affondati nel terreno, sia perchè intralciati da grossi tronchi d’albero. Il capitano mi assicurò di avere reso i pezzi inservibili levando loro gli otturatori ed i congegni di puntamento. Caricò il materiale su una carretta, compresi 200 proiettili e verso le 7 lasciò il Mosciagh. Posso accertare, anche per testimonianze degli ufficiali di fanteria che hanno visto l’artiglieria al lavoro, che nessun mezzo venne lasciato pel recupero dei pezzi. La loro importanza era tale che molte vite erano state sacrificate per riprenderli!.
Nel diario di guerra si notò brevemente: alle 20,45 s'inizia l'attacco del 141° per recuperare i pezzi abbandonati, vi concorre la compagnia di destra del battaglione Montuori. L’attacco riesce. Tempo: piove. L'azione ebbe un grande risalto: il Generale Lequio, comandante le truppe dell’Altipiano, additò i fanti della Catanzaro come esempio e pubblicò un proclama da far leggere e commentare ai soldati: Si è dimostrato in modo assoluto che quando si vuole si può  vincere, si vince. Il nemico reso baldanzoso dai precedenti successi è stato ributtato con slancio e valore. Esso avrà compreso che il soldato italiano sa stargli di fronte e sa vincerlo…Mi compiaccio vivamente  con  tutti i valorosi
delle truppe impegnate. Ora essi ne seguano l’esempio….


Sul bollettino del Comando Supremo fu scritto: Sull'Altopiano di Asiago le nostre truppe occupano attualmente, affermandovisi, le posizioni a dominio della Conca d'Asiago. Un brillante contrattacco delle valorose fanterie del 141° Reggimento liberò due batterie rimaste circondate sul Monte Mosciagh. Su Monte Mosciagh la baionetta recuperò il cannone; fu, da allora il motto della Brigata Catanzaro.
Da questo fatto d'arme il Re trasse la motivazione per decorare la bandiera del 141°, più tardi famoso per altre azioni sul Carso – con la medaglia d'oro al valor militare.
In quella circostanza tre calabresi si distinsero e furono decorati:
Il catanzarese Capitano Bruno Ambrosio, del 141°, con la medaglia di Bronzo;
Il nicastrese Giuseppe Critelli, del 141°, con la medaglia d’ argento;
Il cosentino Capitano Bernardo Barberio, del 142°, con la medaglia d’argento.
Nei loro gesti si coglievano non la divisione ma l’unità della Calabria e dell’ Italia.
 

                                                                                                                                   Mario Saccà

 

 
     
 

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