CALABRIAINARMI  

 " PER LA PATRIA! "

 

   
"La Prima Guerra Mondiale"    
     
 

Anche in Calabria a Catanzaro gli ideali unitari erano stati molto presenti nel corso del XIX secolo nell’arco di tempo compreso tra il decennio francese, che vide Murat re di Napoli fino all’inizio della Grande Guerra.

Abbiamo potuto leggere i rapporti della polizia del 1914 e del 1915 riguardanti le manifestazioni in favore dell’intervento dell’Italia contro l’Austria alle quali parteciparono oltre 2.000 studenti e studentesse delle scuole della nostra città.

Lo scrittore Corrado Alvaro, studente del nostro Liceo Galluppi, le raccontò brevemente nei libri “Vent’anni” e “Mastrangelina”.

       A Catanzaro in quegli anni vi era il comando della 22^ Divisione dal quale dipendevano i reparti dell’Esercito di tutta la Calabria.

     
 

 

     
 

     
     
 

La Divisione, che dipendeva dal Comando dell'’XI corpo d’armata con sede di comando in Bari, era composta dalla Brigata Brescia e dalla Brigata Ferrara; ogni Brigata era formata da due Reggimenti, ciascuno di circa 2.500 uomini.

Il 19° e 20° Reggimento formavano la Brigata Brescia, il 47° e il 48° Reggimento formavano la Brigata Ferrara.

     
 

 

     
 

 

     
 

 

     
 

     
 

 

     
 

Entrambe le unità facevano parte dell’Esercito permanente che si era formato dopo l’Unità d’Italia.

La Prima Guerra Mondiale ebbe inizio in Europa nell’estate del 1914 e l'Italia, pochi mesi prima dell'entrata in guerra il 24 Maggio 1915,  avviò la mobilitazione per aggiungere all’Esercito permanente nuove unità necessarie per poter partecipare con forza al conflitto.

Queste nuove unità (Corpi d’armata, Divisioni, Reggimenti) furono reclutati su tutto il territorio nazionale.

Ai nuovi Reggimenti venne dato il nome dei capoluoghi di provincia o di denominazioni geografiche (es. Ionio, Tirreno, ecc.).

Uno dei nuovi Reggimenti fu la Brigata Catanzaro (141° e 142° Reggimento Fanteria) che fu protagonista di gesti gloriosi, alcuni raccontati da tutta la grande stampa nazionale, che valsero al 141° la Medaglia d’Oro alla Bandiera e al 142° la Medaglia d’Argento.          

 La brigata subì anche 2 decimazioni, una nel 28 Maggio 1916 al Monte Sprunk e la seconda a Santa Maria La Longa il 16 Luglio 1917.

Su questi due tragici episodi il relatore ha raccontato le ricerche condotte in vari archivi italiani che hanno consentito di scoprire i nomi delle vittime e i luoghi di sepoltura, dove ha fatto celebrare delle messe in suffragio (vedi sito http://www.cimeetrincee.it– Archivio Mario Saccà).

Anche le altre Brigate della 22^ Divisione furono decorate con la Medaglia d’Oro al Valore Militare.

Bisogna essere orgogliosi come italiani nati in Calabria, del comportamento valoroso dei soldati appartenenti ai Reggimenti sopra citati.

In breve: la Brigata Catanzaro nel 1916 sull’Altopiano di Asiago fu protagonista del primo segno vittorioso dell’esercito italiano contro quello austriaco sul Monte Mosciagh. Il fatto venne ripreso in prima pagina da tutta la stampa nazionale, come si può notare dalle fotografie sotto riportate.

     
 

 

     
 

     
 

 

     
 

     
 

 

     
 

In quella giornata la Brigata Catanzaro riconquistò due batterie in precedenza sottratte agli italiani dall’esercito austriaco (vedi bollettino del Comando Supremo riportato nella foto del giornale d’Italia).

Questa battaglia vittoriosa portò fu ricordata con una medaglia del 141° Reggimento recante il motto “sul Monte Mosciagh la baionetta recuperò il cannone” che venne data a tutti i soldati del Reggimento.

     
 

 

     
 

     
 

 

     
 

La zona dei combattimenti più sanguinosi fu il Carso, una formazione di colline composte da una roccia molto dura che iniziava ai piedi del Fiume Isonzo vicino Gradisca e finiva sopra Trieste, meta finale degli Italiani.

     
 

 

     
 

     
 

 

     
 

Si ricorda che le linee italiane, come si nota alla foto sotto riportata, iniziavano nei pressi dello Stelvio passando vicino a Riva del Garda, dall’Altopiano di Asiago alle Alpi Carniche, per terminare sul Mare Adriatico a monte di Monfalcone per una lunghezza complessiva di oltre 650 Km che dovevano essere difesi dai nostri soldati.

     
 

 

     
 

     
 

 

     
 

Il relatore ha scelto di raccontare simbolicamente i fatti d’arme più importanti dei quali furono protagonisti i Reggimenti sottoposti al comando della 22^ Divisione di Catanzaro, essendo impossibile parlare di tutto quanto riguarda la partecipazione dell’Italia alla Prima Guerra Mondiale.

Oltre  alla battaglia del Mosciagh ha ricordato la conquista di Gorizia avvenuta nei primi giorni di Agosto del 1916, quando le truppe italiane attaccarono l’Esercito Austro-Ungarico che difendeva il campo trincerato costruito per difendere la città allora facente parte dell’Impero Austro-Ungarico.

Alla Divisione di Catanzaro fu assegnata la zona del Monte San Michele che era la più vicina al Mare Adriatico, ma  rappresentava l’ostacolo più difficoltoso da superare per conquistare Gorizia.

       Gli Italiani vinsero su tutto il fronte goriziano dal Podgora al Monte Santo al San Michele, conquistato dalle Brigate Brescia, Catanzaro e Ferrara.

Ancora oggi, chi visita il San Michele può vedere i monumenti eretti subito dopo la vittoria sulle quattro cime del Monte, recanti i nomi delle Brigate anzidette e della 22^ Divisione.

       Possiamo dire che quel Monte è il simbolo più importante della partecipazione dei Calabresi alla Grande Guerra.

       Uno storico americano ha di recente scritto che nella battaglia di Gorizia le nostre 3 Brigate fecero più di quanto non fossero riuscite a realizzare in precedenza ben 26 Brigate.

      Sul Carso gli Italiani combatterono 11 battaglie, dette dell’Isonzo, che portarono il nostro Esercito vicino a Trieste, senza però riuscire ad arrivarci.

       Anche per errori del nostro Comando Supremo e di alcuni Generali, verso la fine di Ottobre del 1917, l’Esercito italiano fu duramente sconfitto a Caporetto (oggi Kobarid) per effetto della partecipazione di unità dell’Esercito Tedesco alla battaglia.

          In quella circostanza i nostri avversari adottarono tecniche di combattimento completamente nuove, che superavano quelle dello scontro frontale lungo linee estese difese da reticolati e ostacoli vari, per affidare ad unità snelle compiti di attacco rapidi che si svolgevano lungo le valli.

     
       
         
 

Prima dell’inizio delle ostilità gli Austro-Tedeschi sottoposero le nostre truppe a cannoneggiamenti intensi con uso di proiettili a gas che provocarono migliaia di vittime.

       Dopo Caporetto il Governo Italiano sostituì il Generale Cadorna, fino ad allora Comandante in Capo del nostro Esercito, con il napoletano Generale Armando Diaz, che aveva studiato all’Accademia della Nunziatella e che si era distinto durante le battaglie della Grande Guerra.

     
 

 

     
 

     
         

 

       Diaz adottò metodi di maggiore tolleranza verso i soldati e condusse l’Italia alla vittoria.

Dopo una dura resistenza sul Piave e sul Monte Grappa, che impedì agli Austro-Ungarici di portare a compimento lo sfondamento di Caporetto, li respinse, sconfiggendoli definitivamente a Vittorio Veneto.

Gli Italiani giunsero quindi a Trieste il 3 Novembre del 1918 ed anche a Trento dove furono accolti in trionfo dalle popolazioni.

L’armistizio tra Italia e Austria venne firmato a Padova il 4 Novembre 1918 a Villa Giusti.

L’11 Novembre dello stesso anno finì la guerra nel resto d’Europa e iniziarono le trattative di pace fra gli Stati, che si conclusero con il Trattato di Versailles.

Negli anni successivi alla Grande Guerra in tutti i paesi belligeranti si ricordarono i milioni di caduti.

L’Italia ne ebbe circa 650.000 e per ricordali furono costruiti monumenti in ogni comune, grandi Sacrari come Re di Puglia, Oslavia, Asiago e altri, nonché cimiteri di guerra dove furono concentrati i resti dei soldati recuperati nei cimiteri provvisori realizzati nel corso delle battaglie.

A Catanzaro si può vedere a Piazza Matteotti il monumento ai caduti opera dello scultore di Cittanova (RC) Michele Guerrisi, vincitore dell’apposito concorso nazionale bandito all’epoca.

A Roma l’Altare della Patria custodisce i resti di un caduto ignoto che rappresenta la memoria dei caduti della Grande Guerra e di tutte le altre guerre.

La presente relazione è stata realizzata da:

Abbonante Luca

Colosimo Luca

Consarino Alfredo

Costa Mario

Gemelli Alessandro

 

   
     
     

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