Non fu una famiglia fortunata quella di Bruno e Rosa Martello, nello spazio
di due anni e dieci giorni persero due figli, entrambi di venti anni, caduti sui
campi di battaglia della Grande Guerra.
Il primo, Antonio, era nato a Badolato il 30 Maggio 1895 ed era stato
arruolato nella Brigata Avellino, costituita il 27 maggio 1916, i cui due
reggimenti, il 231° e il 232°; combatterono per la conquista di Gorizia, una
delle battaglie che ancora oggi si ricordano con enfasi perchè coincide con uno
dei momenti più importanti della vittoria riportata dal nostro Esercito nel
conflitto iniziato il 24 Maggio del 1915 e concluso il 4 Novembre 1918.
ANTONIO MARTELLO
IN UNIFORME
DELL'EPOCA |
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L’ attacco alla zona trincerata di Gorizia era iniziato il 6 Agosto del
’16, con un intenso cannoneggiamento italiano da Tolmino all’ Adriatico, dopo una
lunga preparazione seguita allo scontro con gli austro-ungarici di Conrad del
Maggio-Giugno sull’ Altopiano di Asiago, noto come StrafeExpedition.
La sera del 6 il Gen. Capello, comandante del VI Corpo d’ Armata,
incitò i
comandanti delle divisioni a raggiungere ad ogni costo l’ Isonzo, sicuro di far
vincere la battaglia in corso e varcare il fiume con le sue truppe. Erano le
22,20 circa,come riferisce la cronaca di quel giorno, e in quel contesto due
battaglioni del 231° reggimento della Brigata Avellino furono assegnati all’
11.a divisione che era dislocata nella zona del Grafenberg, fra il Podgora e
Peuma, alture oltre le quali era Gorizia.
Di fronte avevano alcuni reparti della 121.a Brigata della 58.a divisione
austriaca.
Lo scontro notturno si era concluso con la rioccupazione della riva destra
dell’ Isonzo da parte avversaria che sperava di recuperare anche la posizione
strategica del Sabotino.
Le brigate italiane Casale e Pavia, della 12.a Divisione, erano le
protagoniste del contrattacco.
Il 7, nelle prime ore del pomeriggio, la Pavia, rinforzata dai due
battaglioni della Avellino era riuscita a conquistare la terza linea di trincee
austriache catturando numerosi prigionieri e collocandosi sulla riva destra
dell’ Isonzo dove i nostri nemici tenevano parte del paese di Podgora ed i ponti
di Lucinico.
Ormai era evidente che la manovra a tenaglia dei reparti italiani avrebbe
condotto alla sconfitta avversaria.
Durante la notte del 7 l’ ordine dato alle nostre unità fu di eseguire un
fuoco di estrema violenza contro i ponti dell’ Isonzo per impedire il
rafforzamento degli austriaci e consentire loro di tenere le posizioni .
Nelle prime ore del mattino di giorno 8 i comandi italiani diedero ordine di
occupare interamente la riva destra del fiume e l’ avanzata delle fanterie
iniziò verso le 10.
L’ 11.a divisione (composta dai residui delle brigate Treviso e Cuneo, di un
battaglione del 231°, nel quale era inquadrato Antonio Martello, e di due
battaglioni del 143°) incontrò più resistenza contro le alture di Grafenberg e
Peuma presidiate dal 2° reggimento Landsturm. Tuttavia gli italiani riuscirono a
vincere l’accanita resistenza, verso le 16,30 catturarono il reggimento austro-ungarico e raggiunsero i ponti dell’Isonzo.
La sera dell’8 le divisioni della testa di ponte di Gorizia furono
raggruppate, per facilità di comando, in due Corpi d’ Armata: l’11.a e la 12.a
passarono all’VIII Corpo d’Armata (generale Ruggeri Laderchi). Entrambi i
nuovi corpi furono posti sotto il comando del gen. Capello che comandava il VI.
Nella notte iniziò il passaggio dell’ Isonzo e le tre divisioni dell’ VIII
Corpo raggiunsero la riva sinistra nella giornata del 9.
Antonio Martello era morto il giorno prima, disperso perchè forse
sbriciolato da un colpo di cannone nello stesso giorno in cui gli austriaci, nel
1848, erano stati cacciati da Bologna.
Il suo Reggimento prosegui nella battaglia con le altre truppe italiane che,
vinto anche lo scontro sul S. Michele, entrarono vittoriosamente in Gorizia .
La Brigata Sesia, costituita a Basaldella il 3 Aprile del 1916, era formata
dai reggimenti 201° e 202°.
Giuseppe Martello faceva parte del primo. Era nato a Badolato il 10 Ottobre
1897, 2 anni e quasi cinque mesi dopo il fratello Antonio.
Venne inviata subito, per ferrovia, nella zona fra Malo e Marano Vicentino.
A Maggio, sugli Altipiani, era iniziata la StrafeExpedition che nell’intenzione austro-ungarica avrebbe dovuto sfondare le linee italiane sugli
Altipiani per raggiungere la pianura veneta, aggirando il nostro esercito
schierato dall’alto Isonzo fino al mare.
Entrambi i reggimenti furono impiegati in operazioni nelle quali si
distinsero e le loro bandiere furono decorate con la medaglia di bronzo.
Il 12 Agosto la brigata lasciò il fronte trentino e venne trasportata a
Romans, zona carsica, accampandosi alle Fornaci.
Nella terza decade del mese sostituì le brigate Enna e Lambro e contribuì,
alle dipendenze della 43.a divisione, al rafforzamento delle fortificazioni,
compito particolarmente impegnativo per via dei frequenti attacchi delle
pattuglie avversarie.
Passata alla 47.a divisione nel Settembre il 201° andò prima a Villesse,
dopo a Palichisce, Fogliano e Villa Vicentina e collocato nelle riserva della
divisione, il 202° fu inviato a Mortensis, e poi schierato lungo la rotabile Oppachiasella–Castagnevizza e Oppachiasella–Nova Vas.
L’ intera brigata partecipò, nell’Ottobre, all’8.a battaglia dell’Isonzo.
Dal 10 al 15 i reggimenti erano entrambi in prima linea, subendo ingenti perdite: in tre giorni, dal 10 al 12 Ottobre, caddero 967 soldati e 19 ufficiali.
Per qualche giorno il 201°, il 15, venne inviato a riposo ed il 202° restò in
linea.
Si alternarono ancora il 21 e il 1° Novembre puntarono alla conquista della
zona a Sud della strada Oppachiasella-Castagnevizza. Il 2 il 201° conquistò le
trincee di quota 202 catturando 200 austriaci e giungendo, successivamente, quasi
a Castagnevizza.
Dopo il 4 Novembre 1917 la brigata raggiunse Ponte di Piave (59.a
divisione) che difese nel tratto fino a Bocca Callalta. Nei giorni successivi i
reggimenti vennero impegnati in parti diverse della zona del Piave per
difenderla dal passaggio del fiume che gli austriaci avevano fatto a Zenson.
Il 13 si riunirono sotto il comando della 14.a Divisione.
Ma la "mobilità" delle due componenti la Sesia non
finì quel giorno: fu
continua e rende l’ idea della frenetica ricerca di soluzioni per difendersi
dagli avversari che ci inseguivano dopo la rotta di Caporetto e contrastarli
per evitare la sconfitta definitiva dell’ Italia.
Alla fine di Novembre la nostra Brigata rilevò la 3.a dei Bersaglieri nel
tratto di Piave compreso fra Candelù e Molino Vecchio (54.a divisione) dove
rimase fino alla fine del ’17.
Dal 20 al 25 Gennaio la troviamo riunita a Treviso. Da
metà Marzo fino al 24
Maggio sostituì la "Granatieri" in prima linea fra Candelù e Fagarè. Dopo
qualche giorno di riposo riprese a combattere fra Breda e Vacile.
Tutti i reparti della brigata si batterono, a costo di gravi perdite, per
respingere l’ invasore. L’ argine regio fu perso e ripreso più volte ed i punti
attorno ai quali infuriò la battaglia furono Molino della Sega, C. Pasqualin, C.
Pastori.. Il 16 e 17 Giugno il compito della brigata era di sacrificarsi sul
posto piuttosto di cedere ed i dati dei caduti ne danno la percezione più
drammatica: 119 ufficiali e 3331 militari di truppa più numerosi dispersi.
La Sesia venne citata nel bollettino ufficiale dell’ esercito per il suo
contegno.
Il 19 fu inviata al riposo ad Asolo per integrarne i ranghi decimati.
L’8 Luglio in ferrovia si spostò ad Altino e dall’11 al 16 sostituì la "Bisagno" e il 1° Granatieri sul Piave Nuovo da Porte del Taglio al bivio di
Tombolino.
Combattè con altri spostamenti fino al 27 Luglio: qualche giorno in seconda
linea e poi nella notte fra l’11 e 12 Agosto sostituì la "Cosenza" nel tratto di
Piave compreso fra case Gradenigo e la strada ad Est del Sile che si distaccava
dall’ argine a Sud di Porte del Taglio..
In quella zona il 18 Agosto morì Giuseppe Martello, nel giorno
dell'onomastico
della Regina Elena il cui nome rinnovava quello della madre dell’ imperatrice
madre di Costantino il Grande.
Fino al 4 Novembre la Brigata Sesia combattè altre battaglie e al momento
dell’ Armistizio, il 4 Novembre concluse la sua guerra sul Tagliamento fra Malafesta e il bivio di S. Sabida.
I coniugi Martello avevano dato alla Patria un tributo inumano: due figli, le
loro speranze per il futuro.
Un ricordo che noi tutti dobbiamo avere assieme a tutti coloro che subirono
la stessa sorte.
Come è scritto su una famosa cartolina " Non vi dimenticheremo".
Mario Saccà