Le notizie che si hanno leggendo l'Albo
d'Oro dei caduti calabresi nella Prima Guerra Mondiale
affermano che SABELLI VALENZI GENNARO, di Francesco fu un soldato del
48° Fanteria (Brigata Ferrara), nato a Gizzeria (CZ) il
31 Dicembre 1890.
Ferito durante i combattimenti sul Monte
San Michele, ricevette la prima assistenza dai medici
delle strutture militari da campo. Ma le sue condizioni
erano tali da richiedere le cure di un ospedale bene
attrezzato. Fu deciso di trasferirlo nel luogo più
vicino ai suoi familiari: l'Ospedale Militare di
Catanzaro, città sede, tra l'altro, del Comando della
22^ Divisione della quale faceva parte il 48° Fanteria.
Forse si sperava che il rientro nella
terra che gli aveva dato i natali sarebbe stato un
elemento ulteriore per aiutare la guarigione dai danni
riportati in battaglia. Ma così non fu!
La ferita alla testa era troppo grave e
il giovane Gennaro morì lasciando desolati non solo i
compaesani ed i congiunti ma anche la città di
Catanzaro che gli tributò un commosso e partecipato
omaggio.
La notizia della sua fine prematura,
avvenuta a soli 25 anni, fu riportata dal quindicinale
La Giovine Calabria.
UN UMILE EROE fu il titolo scelto dalla
redazione.
Il giornale affermava che Gennaro Sabelli
era di Sambiase, dato che non coincide con quello di
Albo d'Oro. Inoltre sul monumento ai caduti della città
non si legge il suo nome, che non appare neppure in
quello di Gizzeria (a meno che non sia stato trascritto
male il nome Isabello Gennaro che è sulla lapide di
Gizzeria).
E' uno dei tanti dispersi, anche nella
memoria collettiva e post-bellica? L'augurio è che
questo scritto attragga l'attenzione di qualcuno che
possa farci conoscere la verità.
Tuttavia resta il fatto che nella morte,
come scrisse il redattore di quel tempo,
"a
quest'umile eroe furono rese commoventi onoranze
funebri.
Il rito si svolse a Catanzaro, e il
corteo attraversò le strade del centro. Precedevano il
feretro otto belle corone portate dai soldati e inviate
dalle rappresentanze dei vari corpi del presidio, dalla
Marina, da un gruppo di signore, dal Comitato di
assistenza civile.
Seguiva una sezione degli Asili e
Ricreatorio dei figli dei richiamati: una loro splendida
corona portava nei nastri la scritta:
i
figli dei richiamati al soldato Sabelli caduto per la
gloria d'Italia.
Poscia veniva il ceto dei parroci,
intervenuto con vero senso patriottico e per invito del
Comitato di assistenza, una squadra di carabinieri Reali
al comando del Maresciallo sig. Amalone. Indi il carro
funebre di seconda classe, concesso gratuitamente dal
comune. La bara era coperta da una grande bandiera:
prestavano servizio di scorta e d'onore un plotone di
soldati.
Seguivano il feretro il Sindaco Sen. De
Seta, il Colonnello Direttore dell'Ospedale Militare, l'assessore Fratea, tutti gli ufficiali medici
dell'Ospedale e moltissimi ufficiali del Presidio. Il
consiglio direttivo di assistenza civile ed i componenti
le varie commissioni. Chiudeva il corteo un plotone di
soldati e molti militari intervenuti volontariamente a
rendere l'ultimo saluto al Caduto.
Giunto al termine del percorso il Sindaco
Sen. De Seta e il Colonnello dissero belle ed elevate
parole in memoria di quell'umile eroe."
Qui termina la cronaca che fa riaffiorare
la memoria di un evento dai significati molteplici: uno
fra tutti ed è la vita spesa da Gennaro Sabelli per
completare l'unità d'Italia combattendo l'ultima guerra
del Risorgimento.
A 90 anni dalla fine del conflitto è
ancora un valore condiviso?
Mario Saccà
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