CALABRIAINARMI
"
PER LA PATRIA!" |
RAFFAELE GALLELLI |
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I 100 anni di Raffaele,
ex sergente del 16° Reggimento Fanteria Savona della 27^ Divisione SILA. |
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....da un'intervista |
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Fui chiamato alle
armi con la classe 1913 il 4 aprile del 1934. Avevo già finito il
servizio militare quando mi richiamarono a visita e mi fecero idoneo.
Facevo parte della Divisione Sila, 16° fanteria; partii il 4 ottobre del
1935 per l’Africa Orientale (dal Foglio matricolare la partenza risulta
avvenuta il 5 ottobre). Partecipai alla battaglia sull’Ambaradaba (Amba
Aradam, massiccio dell’Etiopia) il 15 febbraio del 1935. Fui rimpatriato
nel mese di ottobre del 1936. Il 21 maggio del 1940 (dal Foglio
matricolare il 6 maggio) mi richiamarono. Il 22 maggio (dal Foglio
matricolare l’1 giugno) fui imbarcato a Messina per la Tripolitania;
sbarcai il 24 maggio (dal Foglio matricolare il 3 giugno) a Tripoli col
battaglione di complemento. L’8 giugno del 1942 gli Inglesi mi fecero
prigioniero. Mi imbarcarono per il Sud Africa e, dopo 15 giorni, mi
portarono in Inghilterra dove mi trasferirono inizialmente da un campo
all’altro: nel campo 42, nel campo 17, nel campo 25 e, per punizione,
persino in Scozia.
Nel campo
definitivo mi immatricolarono.
Durante la
prigionia in Africa ci trattavano male: di giorno ci chiudevano l’acqua,
ci lasciavano morti di sete, ci davano soltanto in un “camellino” un
poco di zucchine dure con un poco di brodo, senza cucchiaio, senza
forchetta, senza coltello, ti dovevi arrangiare. Poi in Inghilterra ci
trattavano un po’ meglio; dopo l’armistizio formarono dei
“collaboratori” che il giorno andavano a lavorare con gli Inglesi. La
mattina veniva un signore, lo chiamavamo “il capo bossu”, con la
macchina, prendeva quindici, venti, trenta prigionieri, quanti ne
abbisognavano, li metteva sopra la macchina e con la scorta li
accompagnava nei campi dove lavoravano: dovevano raccogliere patate.
Erano tanti i lavori; c’era chi lavorava in fabbrica, chi faceva le
pulizie, chi andava nei “farmi” dove c’erano gli animali e puliva per
terra o portava da mangiare agli animali.
Gli Inglesi
pagavano con soldi del campo, che valevano soltanto per quel campo.
C’era lo spazio dove vendevano alcune cose e ognuno andava a prendere
lamette da barba per farsi la barba o foglietti, buste… I soldi li
chiamavamo “penni”: quattro, cinque “penni” al giorno, soldi di campo
che circolavano solo in quel campo, quando poi ti trasferivano da quel
campo ad un altro campo, quelli non valevano più, li consegnavi e poi
quando andavi all’altro campo ti restituivano quanto avevi versato.
Io non volli
collaborare con gli Inglesi e mi rimpatriarono per ultimo, quelli che
collaborarono con gli Inglesi, che lavoravano con loro, dormivano pure
con loro, non venivano neanche dentro il campo e furono rimpatriati per
primi quando arrivò l’ordine di rimpatrio. Io non volli collaborare,
preferivo rimanere dentro il campo ma non collaborare con gli Inglesi.
Collaborare con gli
Inglesi era come tradire la Patria, tradire l’Italia!
Io non volli
collaborare e alcuni soldati poi mi denunziarono, andarono al comando
inglese a dire che noi sottufficiali li obbligavamo a non collaborare
perché li chiamavamo traditori della patria; gli Inglesi allora mi
mandarono al campo di punizione dove trattavano male. Mi davano meno
mangiare, mangiare brutto, sorvegliavano spesso e due, tre volte al
giorno, ci contavano.
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3 dicembre
2011 |
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Caro
nonnino…Tanti Auguri!!!
Ce
l’abbiamo fatta finalmente ad arrivare al traguardo dei 100 anni. Penso
di non esagerare con il dire che è dal 3-12-1911 che stai aspettando
questa festa. Dovete sapere che il mio nonnino attende da così tanto
tempo questo giorno che fosse stato per lui avrebbe festeggiato anche il
suo novantanovesimo compleanno, inizialmente ne era proprio convinto e
tanta era la paura di non arrivare a questa data che si era
letteralmente fissato di dovere organizzare due feste: una per il
novantanovesimo e una per il centesimo compleanno, fortunatamente siamo
riusciti a dissuaderlo. Il mio nonnino è un amante delle feste, ama
stare in mezzo alla gente, ricordo quest’estate ogni volta che veniva
organizzata una festa in piazza attendeva il mio rientro a casa per
domandarmi tutti i dettagli su cosa avessero organizzato e quanta gente
ci fosse. Per non parlare della Tarantella Power…quanto l’ha
aspettata!!! Pensate che il nostro centenario ha fatto tutto il tragitto
delle navette per arrivare a Badolato Superiore. Un giorno mio padre gli
ha proposto che l’avrebbe portato in paese con lo scooterone di Raffaele
e lui non ha di certo detto di no. Ve lo immaginate mio nonno con un
casco in testa che sale a Badolato Superiore in moto? Io devo dirvi la
verità penso che ne sarebbe capace! Sapete come lo chiamiamo noi a casa?
Mangia e dormi. Beh il nome dice tutto: le sue due più grandi passioni
sono mangiare e dormire… chiamatelo fesso!!! La sua giornata inizia alle
6 di mattina, si alza, si veste e comincia a fare un gran baccano per
prepararsi la colazione mentre zia sta cercando di godersi gli ultimi
minuti di tepore ancora sotto le coperte. Poi dopo aver fatto colazione,
non ancora sazio di sonno, si corica nuovamente sul divano alzandosi
solo in una circostanza: per continuare a mangiare. Voi tutti lo
conoscete e sapete quanto sia goloso, è stato capace di mangiare 3 chili
di caramelle in una sola settimana… vi lascio immaginare quali sono
state le conseguenze di questa sua azione. Pensate che tiene le
caramelle addirittura nel cassetto del comodino e posso scommettere che
se provassi ora a svuotargli le tasche della giacca ve ne troverei
almeno una al suo interno. Ma il suo più grande difetto è che è
ipocondriaco. E’ dal giorno in cui sono nata che ha iniziato a
lamentarsi sul fatto che non mi avrebbe vista camminare, raggiunta la
tappa dei primi passi ha iniziato a temere di non vedermi andare alla
scuola elementare, poi alla scuola media, infine alla scuola superiore.
Non solo ho terminato le scuole ma ora sono anche all’università e
scherzando scherzando sta per vedermi laureata. Un altro suo difetto,
questa volta fisico, è che purtroppo è sordo come una campana. Quando
gli si parla inizia a sorridere e a fare cenno di si con la testa… ecco
quando fa così vuol dire che non ci sta capendo proprio nulla. Allora
intuendo che non ha capito ciò che gli si sta dicendo, logicamente gli
si ripete la stessa cosa aumentando il tono della voce… non sia mai!!!
Si offende. Essendo sordo non riesce a sentire la sua stessa voce, per
questo motivo lui non parla ma grida, talmente forte che a volte
riusciamo a sentirlo noi fin da Latina. Al di là del mangiare e dormire
ha certamente altri hobby: prima di tutto giocare a carte, attività che
abitualmente intraprende con la nonna… e non potete capire quanto
barano!!! Un altro suo hobby è “aggiustare” ma io direi meglio finire di
rompere cose quasi rotte, ma soprattutto ciò che gli riesce meglio è
disperare zia. Ovviamente avendo 100 anni ha partecipato alla guerra,
chi di voi non ha mai ascoltato almeno una volta i suoi racconti sulla
guerra? Nonno sarebbe capace di iniziare a parlare ora davanti a tutti
voi e poiché quando inizia non la finisce più vi consiglio, per il
vostro bene, di non incitarlo a parlare.
Vi
ho raccontato una serie di simpatici segreti ma dovete sapere che il mio
nonnino ha anche tanti pregi. Inizierei con il dire che è molto
generoso, fa tantissimi regali a me, a Raffaele e a Claudia, la ragazza
di Raffaele. Perfino Claudia da quando è entrata a far parte dalla
nostra famiglia si è subito affezionata a nonno, e anche nonno le vuole
molto bene. Oltre ad essere una persona molto generosa è anche
accogliente, mi è capitato spesso di invitare qualche amica di Latina
qui a Badolato e lui si è sempre dimostrato molto felice di ospitarle a
casa e in una sola settimana è riuscito a farsi volere bene anche da
loro. Un’altra persona importante per la sua vita è la nonna, è bello
ricordarli fino a qualche anno fa camminare mano nella mano, si sono
sempre voluti bene e rispettati anche se in 64 anni di matrimonio non
sono di certo mancati i battibecchi. Si capisce subito quando nonno è di
buon umore perché di prima mattina inizia a canticchiare. Essendo una
persona di grande vitalità attende con tanta ansia il nostro arrivo per
le vacanze, ci aspetta a braccia aperte e abbracciandoci inizia a gioire
gridando che la casa è di nuovo piena. E’ tanto contento soprattutto
perché papà quando è qui lo porta a spasso per Badolato e a nonno anche
un semplice giro in macchina appare come un grande dono. Non potrò mai
dimenticare però i suoi occhi lucidi alla nostra partenza, nonno è anche
molto sensibile e ogni volta che partiamo il suo volto affranto lascia
trasparire tutta la sua tristezza. C’è solo una persona di cui non ho
ancora parlato, zia, come ho detto prima uno degli hobby di nonno è di
disperarla ma lui le vuole un gran bene e sa che deve tutto a lei,
perché vi assicuro che zia non gli fa mancare assolutamente nulla, ed è
anche grazie alla sua costante premura che è riuscito a raggiungere
questo traguardo.
La vita di mio nonno non è stata sempre
costernata di risate e allegria, quella che vi ho raccontato è la sua
vecchiaia serena al contrario di una gioventù dura tra la guerra e il
dopo guerra, e questo privilegio di aver raggiunto la soglia dei 100
anni gli ha permesso soprattutto di vivere la serenità negatagli in
gioventù. Sono orgogliosa di mio nonno, perché mi lascia come eredità i
suoi valori saldi sulla famiglia, sulla società e sull’onestà. E Sono
contenta di avere la possibilità di scherzare con voi su quelli che sono
diventati gli aneddoti di un anziano di 100 anni. Penso che a quest’età
si ritorni indietro nel tempo e si diventi un po’ bambini, una persona
anziana richiede non poche attenzioni sia sul lato fisico che sul lato
morale, ecco che a volte mi ritrovo io stessa a non accettare alcuni dei
comportamenti di mio nonno, ma poi mi fermo a riflettere a come potrò
diventare io a quell’età e capisco quindi che per me e per tutti noi
oggi è un privilegio avere ancora “tra i piedi” il mio nonnino ed è una
fortuna stare qui a festeggiarlo.
Ancora Tanti Auguri nonno in attesa dei prossimi 100
Tina |
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POESIA NONNO:
Vecchiareŗhu vecchiareŗhu,
Ma a tutti para nu ziteŗhu,
Eppuru l'anni su 100,
Ma vacia comu nu garhuzzeŗhu.
A vita sua e sempa a stessa,
Mangia, dorma,
E si ava tempu a Teresita a stressa.
Uviditi magrolinu,
Ma on ava a fammi e nu puricinu,
Mangia e viva d'a matina arha sira,
E ogni menz'ura aŗha dispensa vacia e
gira.
On senta propriu e' nenta,
E chistu è nu problema,
Pecchì sulu irhiu on sapa,
Ca quandu sagghia a casa trema.
A vista è puru peju,
ormai ni vida a stentu,
Ma cu a vuci appara cu tuttu,
ava na forza ca esta nu portentu.
Esta simpaticu, bonu e tranquillu,
Ma aviti u mu viditi quandi esta
brillu,
Attacca a ridira e non a finiscia,
Ma percchì rida nurhu u capiscia.
Nui u sputtimu e irhu rida,
Sulu cu a zia si menta u grida,
Ma si vonnu bena comu du bambini,
Ammenzu patra e figghia, ci su sempra
i calapini.
Ci piacia u m'armaggija,
A discapitu e l'anni,
u problema è ca ogni vota facia sulu
danni.
U nonnu meu esta u megghiu e tutti,
Pe iŗhu i genti su tutti belli,
On d'ava brutti.
Oia vinnamu u festeggiamu l'anni soi,
E speramu nu jornu u ni facimu puru
nui,
Ci volimu bena pe' chissu simu tanti,
Nonno 100 auguri a nomu e tutti
quanti.
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dal Quotidiano "CALABRIA ORA" del 5
dicembre 2011 |
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Badolato, i 100
anni del sergente Gallelli
L’aveva fortemente desiderata la festa per i suoi cent’anni. Era il suo
pensiero fisso e temeva di non arrivarci alla fatidica data del 3
dicembre. Lo temeva davvero, tanto da insistere coi suoi figli per
festeggiare in anticipo, un anno prima. Alla fine, i suoi cari sono
riusciti a dissuaderlo e così, sera di sabato, al ristorante “I Pirári”,
amici e parenti l’hanno potuto festeggiare alla grande.
Nella sala gremita da oltre 150 persone, per decisione della famiglia,
senza alcun rappresentante ufficiale delle istituzioni, prima del
pranzo, si è svolta una sobria cerimonia. L’associazione culturale
“Calabria in armi”, tramite Mario Saccà e il generale Pasquale
Martinello, ha consegnato all’ex combattente una targa riportante la
seguente scritta: “al sergente del 16° reggimento fanteria della
divisione Sila Raffaele Gallelli nel suo 100° anno di vita. Con
l’augurio di ogni serenità e gioia”. Vincenzo Squillacioti, direttore
del periodico socio – culturale “La Radice” e Sostene Nisticò,
quest’ultimo a titolo personale, gli hanno invece donato una pergamena
ciascuno. La nipote Cristina, con una divertente lettera ha messo in
risalto i vizi e le virtù dell’adorato nonno sempre prodigo di buoni
consigli e scherzosamente definito “dormi e mangia”, goloso di caramelle
e con l’hobby di giocare a carte insieme alla moglie Vittoriana. L’altro
nipote, Raffaele, ha preferito omaggiarlo con una poesia in vernacolo
dicendosi comunque certo insieme alla sorella, tra le risate dei
presenti, che il nonno non ha assolutamente sentito nulla delle loro
declamazioni perché sordo. Un uomo tutto d’un pezzo mastro Raffaele
Gallelli, d’una simpatia estrema. Un esempio da proporre alle nuove
generazioni, oggi sempre più prive di valori. Nato a Badolato il 3
dicembre 1911 e di professione, prima della guerra, commerciante, fu
chiamato alle armi il 4 aprile 1934 con la classe 1913. Dopo aver finito
il servizio militare fu nuovamente richiamato a visita e dopo essere
stato ritenuto idoneo, inquadrato nel 16° fanteria della divisione Sila
ed imbarcato per l’Africa Orientale ove, sul massiccio etiopico dell’Amba
Aradam, avvenne il suo battesimo del fuoco. Rientrato da congedato in
patria nel maggio 1940, fu nello stesso mese di quell’anno, richiamato
alle armi e spedito in Tripolitania con il grado di sergente del 27
reggimento fanteria per combattere contro gli inglesi. Nel rievocare con
commozione quel periodo, il veterano Gallelli ha dichiarato:«Noi
italiani eravamo attestati nelle vicinanze di Agedabia, in Libia,
accerchiati dai britannici che ci bombardavano da terra, dal cielo e dal
mare. Era spaventoso. Loro, molto preparati professionalmente,
disponevano pure di mezzi altamente tecnologici. Noi invece, eravamo
solo dei poveri disperati male addestrati, completamente disorganizzati
ed equipaggiati con armi antiquate e poche munizioni. Eravamo
inevitabilmente condannati alla sconfitta, nonostante il nostro
coraggio. Vidi tanti corpi straziati dalle bombe che ci martellavano
giorno e notte. Tanti miei commilitoni - ha mestamente affermato - non
li rividi più, era come se si fossero volatilizzati. Poi fui fatto
prigioniero (i miei familiari non avendo notizie per sei mesi pensavano
fossi morto) e condotto in Sudafrica, in un campo ove patii fame e sete
perché amando la Patria, mi rifiutai di collaborare col nemico. Da lì mi
trasferirono in Inghilterra e infine in Scozia sino alla fine delle
ostilità». Un modello di vita manifestato in occasione dello spegnimento
delle sue cento candeline e che da oggi, si può senz’altro additare ai
giovani badolatesi.
Pietro Cossari |
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