In
memoria di Ercole Scalfaro
Ringrazio tutti i
partecipanti a questa piccola ma significativa cerimonia,
pensata per celebrare il giorno dell’unità nazionale,
innanzitutto i presidi e gli studenti del Liceo Galluppi e dell’
Istituto Tecnico Industriale: essi rappresentano la gioventù
catanzarese che vuole ricordare idealmente un antico compagno
di studi vissuto in anni nei quali si scatenò la guerra Europea
che vide coinvolta l’Italia.
Furono milioni i
ragazzi italiani che vi presero parte con atteggiamenti
certamente diversi ma tuttavia preceduti da un’ampia
mobilitazione dell’ opinione pubblica che si divise fra
interventisti e neutralisti ed, all’ interno di quei due grandi
schieramenti in diverse articolazioni.
Non è questa
l’occasione per ricostruire la storia politica della Grande
Guerra, così venne chiamata fin da allora per le dimensioni
planetarie che assunse, ma è una breve premessa necessaria per
inserirvi la posizione della gran parte degli studenti
catanzaresi nei mesi fra 1914 e 1915 che precedettero l’ entrata
in guerra del nostro Paese il 24 Maggio 1915.
Le cronache e i
documenti degli archivi, rappresentando la gioventù catanzarese,
raccontano che cortei di oltre 2000 giovani dei diversi istituti
cittadini percorsero le strade di Catanzaro per invocare
l’entrata in guerra dell’Italia a fianco dell’Intesa: qualcuno
venne anche arrestato ma non subì lunghe detenzioni. Lo
scrittore Corrado Alvaro, studente del
Galluppi, rievocò quegli eventi in due dei
suoi libri (Ventanni e Mastrangelina) che sono raccontati nei
particolari nei rapporti che la Polizia inviò al Ministro degli
interni.
Come nella nostra
città così nelle altre d’Italia vi furono grandi manifestazioni
dello stesso contenuto anche di tendenza neutralista ma le
prime prevalsero e il Governo del tempo, che aveva già
firmato il patto di Londra, deliberò la nostra partecipazione
alla Guerra per completare il processo di compimento dell’unità
d’Italia iniziato con le guerra risorgimentali dell’800.
Cosi’ancora oggi, gioventù catanzarese, come ha affermato il
nostro Presidente Napolitano, è ricordata la Prima guerra
mondiale per la parte italiana.
Molti nostri
studenti caddero: i loro nomi sono iscritti sulle due lapidi del
Galluppi e su una che è visibile sulla parete dell’ ITS
Scalfaro: alcuni di loro provenivano da altre parti della
Calabria ed anche da fuori regione. I nostri concittadini
persero la vita in 216.
Il Capitano Ercole
Scalfaro era già militare di carriera, sposato con due figli,
quando scoppiò il conflitto, diversi suoi familiari lo avevano
preceduto in quella scelta ed avevano avuto parte nelle
battaglie risorgimentali, come si può notare leggendo le
iscrizioni sulle lapidi di questa cappella.
Era arruolato nel
19° Reggimento Fanteria che con il 20° formava la Brigata
Brescia, una delle unità dell’ esercito permanente formata dopo
le cinque giornate di Milano. Assieme agli altri due reggimenti
della Brigata Ferrara, 47° e 48°, formava la 22.a Divisione il
cui comando era a Catanzaro, unica città della Calabria sotto
Salerno ad ospitarne uno. Catanzaro era stata da sempre una
importante piazza militare e questa componente era parte
significativa della vita della comunità sotto molti aspetti,
compreso quello culturale.
Nell’ imminenza
della Guerra le conferenze si svolsero in gran numero per
iniziativa degli alti ufficiali della Divisione.
Le nostre Brigate
con la Catanzaro furono protagonista in tutte le più importanti
battaglie carsiche e dell’ Altopiano di Asiago. Altre unità si
distinsero sugli altri fronti della GG come la Jonio, la Udine,
etc.
Ercole Scalfaro si
formò in questo contesto sociale e familiare che gli aveva fatto
respirare gli ideali risorgimentali fin dagli anni della
fanciullezza. Per lui battersi contro l’ impero austro ungarico
significò completare una storia iniziata da tempo dentro la
stessa tradizione della sua famiglia oltre che nelle correnti
democratiche di quegli anni.
La sua brigata fu
inviata sul Carso dove partecipò ai primi scontri sulle pendici
che da Sdraussina, oggi Poggio Terza Armata, portavano alla
Sella di San Martino prima e sulle quattro vette del San Michele
successivamente, dove oggi sono i cippi e le lapidi
dedicati alle Brigate Brescia, Ferrara e Catanzaro che da sole
il 6 Agosto del 1916 conquistarono il S Michele completando la
vittoria che avrebbe portato alla conquista di Gorizia. Quei
segni, tanto lontani da noi, sono curati da altri e il restauro
del cippo della Brescia, distrutto da partigiani titini nel
corso della II GM, avverrà a cura del gruppo di appassionati di
San martino del Carso e non delle nostre istituzioni.
Le battaglie di
allora si svolgevano con grandi attacchi frontali della fanteria
che, per occupare le fortificazioni e le trincee nemiche doveva
superare la forte barriera dei reticolati sulla quale cadevano
in tanti per effetto del fuoco delle mitragliatrici.
Bisognava aprire dei
varchi per passare e il solo modo per farlo prevedeva l’uso di
tubi di gelatina da collocare con le mani e fare esplodere sotto
il groviglio del filo spinato perchè il cannone non vi
riusciva.
Il 16 Luglio 1915 il
capitano Scalfaro condusse con successo un’azione con questa
finalità, al comando di un drappello di 8 soldati offertisi come
volontari.
Un gesto
significativo se si considera che era un comandante di
compagnia e avrebbe potuto seguire a distanza tutto lo
svolgimento dell’ attacco al reticolato. Ma non voleva rischiare
la vita dei suoi uomini senza condividere il rischio: organizzò
nel modo migliore i soldati, strisciò con loro fino a sotto
l’obiettivo, pur scoperti e sottoposti a salve di fucileria
mantenne la calma facendo in modo che l’ attenzione verso la
buona riuscita dell’azione non venisse meno, si occupò anche del
modo in cui garantire l’accensione della miccia per fare
esplodere la gelatina. Tutto accadde come previsto e il varco
si aprì, dopo la rapida ritirata e la soddisfazione del ritorno
di tutti incolumi e vincenti.
Ascolteremo la
lettura del rapporto che Ercole Scalfaro, con linguaggio
essenziale, privo di enfasi e di retorica, fece su quell’evento
e avremo modo di conoscere il modo di operare di un ufficiale il
cui pensiero dominante era di evitare perdite fra i suoi soldati
preparando fin nei particolari ogni forma di attacco e di
possibile difesa, di far si che l’ azione fosse tecnicamente
valida raggiungendo lo scopo prefisso di aprire uno spazio
sufficiente per far passare i soldati che avrebbero portato l’
attacco alle trincee avverse.
Non era un uomo
capace di odiare a tal punto gli austriaci, che pur combatteva,
e nello scritto li definisce per ben due volte avversari e non
nemici, quasi che si trattasse di una sfida sportiva o, meglio,
cavalleresca che comprendeva quel tipo di azioni sul campo di
battaglia.
Un’ ultima
considerazione va fatta sulla proposta finale del suo rapporto:
propose l’attribuzione della medaglia d’argento ai soldati che
avevano compartecipato all’attacco ai reticolati degli austro
ungarici. Un ultimo segno di altruismo che completava il
carattere umanitario dell’ufficiale catanzarese.
Il suo ritratto di
soldato e di uomo e le ultime ore di vita sono è ben descritti
nelle lettere che leggerò .
Il dott. Tedeschi
del 19° fanteria lo aveva apprezzato fin dal suo arrivo al
Reggimento .
Scrivendo alla famiglia dopo la sua morte lo ricordo’ cosi’:
“…ebbi modo di ammirare in lui una non nobiltà e lealtà
d’animo non comuni, una vivida e pronta intelligenza, una soda
cultura unita ad una rara semplicità e modestia."
“
Ercolino che pur era tanto attaccato alla famiglia mantenne
sempre costante il suo elevatissimo sentimento del dovere, il
suo meraviglioso spirito di sacrificio ed abnegazione. Sempre
primo ove maggiore era il pericolo fu dovunque di mirabile
efficacissimo esempio ai suoi dipendenti che lo idolatravano,
perchè erano sicuri di trovare il Lui, oltre che il valoroso e
intelligente condottiero, l’amico buono, affettuoso, esposto
agli stessi pericoli, pronto agli stessi sacrifici dei suoi
soldati, non curante di sè sembrava uno dei leggendari eroi di
altri tempi..”
Dopo l’ azione dei
reticolati “..allegro, come poche volte l’avevo visto, venne a
riferirne al colonnello Tiscornia e, nell’ elogiare i suoi
soldati, taceva modestamente di sè. Poche ore dopo era già
cadavere. Avuto alle 13 del 18 l’ordine di attaccare la trincea
nemica, i cui reticolati, malgrado il fuoco delle nostre scarse
artiglierie erano rimasti intatti. Egli, pur sapendo di andare
incontro a sicura morte, senza punto titubare, sollecito,
mirabilmente sereno e calmo mosse all’attacco. Sprezzante del
pericolo, ognora più grave ed incalzante, avanzò sempre,
destando col suo sublime eroismo l’ammirazione della sua eroica
compagnia che, compatta, e trascinata dal suo esempio fece
davvero miracoli.
Cadde gloriosamente
tra i primi ufficiali del nostro Reggimento.
Il suo volto restò
tranquillo, sorridente: sembrava che dormisse il sonno placido e
puro di chi sa che non deve nulla rimproverarsi, di chi sa di
aver compiuto il suo dovere.
Gloria a Lui!”
Il Tenente Ettore
Orefice, del 20° RF, sepolto in questa cappella sotto Ercole
Scalfaro, scrisse al prof. Ettore Casale, perche non aveva
l’animo di scrivere ai familiari: “…Pare un sogno spaventoso,
Ercolino non è più "!
Ieri mentre mi
apprestavo a prendere un po di cibo e di riposo dopo una
giornata di lotta sfibrante e disuguale contro un nemico
invisibile e unitissimo mi giunse in trincea la ferale notizia.
Accorsi subito, pazzo di dolore, e trovai il povero Ercolino già
esanime, ma col volto sereno e sorridente, come se dormisse.
Aiutato da alcuni
soldati lo trasportai al vicino cimitero di Sdraussina e, con la
morte nell’ anima, composi nella fossa la salma adorata. Povero
caro Ercolino, ha destato l’ammirazione di tutti pel suo
coraggio indomito e per la sua sorprendente serenità.
Mi pare ancora di
vederlo piano di vita, di fede , di entusiasmo. Com’era felice
l’altra sera dopo la posa e l’esplosione dei tubi di gelatina
nei reticolati nemici! Con quanta effusione di affetto
abbracciava i soldati che gli erano stati compagni nella
pericolosa impresa !
Aveva scolpita nella memoria e nel cuore l’invocazione del Poeta
(Gabriele D’ Annunzio il 5 Maggio 1915 NDR) allo scoglio di
Quarto e, con la sua calda parola, vibrante del più puro
patriottismo, la ripeteva sovente ai soldati cercando di
imprimerla nella loro mente e nel cuore.
Ora egli è beato
perchè il voto supremo ha pienamente adempiuto: ha dato
alla fiammeggiante Italia tutto se stesso.
Con questa visione
dell’ ideale di Patria che il Mezzogiorno e la Calabria affrontò
la guerra.
Oggi bisogna
riappropriarsi di quella storia confermando il principio della
nostra identità italiana, pur consapevoli di vivere nel mondo
globalizzato che, però, non comporta la rinuncia alla storia
dei diversi popoli.
Ercole Scalfaro fu rimpianto dai suoi soldati; la croce che
vedete murata in questa cappella è certamente quella collocata
da loro sulla tomba nel cimitero di Sdraussina sede della prima
sepoltura.
I
resti del capitano Scalfaro tornarono a Catanzaro dopo qualche
anno e la città rese loro grandi onori. Furono sistemati dove li
vedete oggi. Assieme a lui vi è la tomba del capitano Ettore
Orefice del 20° fanteria.
Ricordando la nostra Medaglia d’oro siamo legittimamente lieti
di riproporre all’attenzione dei catanzaresi i tratti di una
storia dimenticata che contribuisce a dare loro motivi di
orgoglio per sapere di essere stati protagonisti, attraverso il
sacrifico di un nostro concittadino e di altri 215, di una
storia nazionale che costituisce uno dei segni della nostra
identità collettiva che ha radici antiche realizzate nel corso
del Risorgimento al quale la Calabria diede grandi contributi.
Ercole Scalfaro, capitano del 19°
Reggimento Fanteria, fu l’ unico militare di Catanzaro decorato
con la Medaglia d’oro per il gesto compiuto due giorni prima
della morte, il 16 Luglio 1915, sulle prime pendici del Carso,
in vista della Sella di San Martino.
La storia della sua
breve ma coraggiosa partecipazione alle prime battaglie della
Grande Guerra fa parte della storia patria.
Catanzaro in quel
tempo gli celebrò grandi onori. Negli anni successivi alla sua
morte fu affissa una lapide nell’atrio di ingresso del Municipio
ed una seconda al muro della casa paterna, dove si può vedere
ancora oggi malgrado sia coperta parzialmente da una canaletta.
Il Liceo Galluppi ne
comprese il nome fra quello degli studenti caduti fra il 1915 e
il 1918.
Infine gli venne
dedicato l’Istituto Tecnico Industriale.
Quattro anni circa
dopo la fine della guerra i suoi resti tornarono a Catanzaro per
essere tumulati nella cappella di famiglia ,che si può vedere
nel nostro Cimitero centrale, assieme al capitano Ettore
Orefice, appartenente al 20° Fanteria, il secondo reggimento che
formava la Brigata Brescia, morto il 29 Giugno 1916 sul Monte S
Michele per effetto del lancio dei gas venefici da parte degli
austro ungarici.
Poi l’oblio. I
segni descritti sono stati lasciati li, senza cura. Ancora oggi
è così.
La stessa cappella
di famiglia non aveva più nessuno che ne curasse il decoro,
effetto del tempo che estingue le generazioni.
Il 4 Novembre scorso
ricordava il 90° anniversario della fine della Grande Guerra ed
in altre parti d’ Italia, specie nelle regioni del Nord, le
iniziative per celebrare la scadenza erano veramente imponenti e
diffuse.
E abbiamo pensato
che in quei luoghi si ricordava il sacrificio di tanti ragazzi
di ogni parte d’ Italia.
Anche la Calabria
aveva dato oltre ventimila vite alla Patria, un vocabolo che
pronunciato oggi sembra avere poco senso per molti. Ma vi è una
grande parte degli italiani che vogliono conservarne il senso ed
il significato perchè si tratta della loro identità, sia pure
nel mondo globale.
Furono 216 i
catanzaresi che caddero durante la Grande Guerra e bisognava
ricordarli.
Il loro simbolo più
alto era Ercole Scalfaro, per ricordare tutti loro ed i
calabresi, abbiamo progettato la commemorazione davanti al luogo
dell’ultima sepoltura, al cui interno è murata la lapide croce
che i suoi soldati avevano posto sulla sua tomba nel Cimitero di
guerra di Sdraussina.
Ercole Scalfaro, un
eroe italiano nato e vissuto a Catanzaro, ha ritrovato il suo
giusto posto nella memoria dei suoi concittadini nel nostro
tempo.
Un ringraziamento a
quanti hanno presenziato soprattutto alla delegazione del
Comando Esercito Calabria, della cui vicinanza siamo sempre
grati, al Sindaco di Sersale dott.ssa Vera Scalfaro, al V.
Presidente del Consiglio Provinciale Emilio Verrengia, al V.
Sindaco di Catanzaro avv. Tassoni per quanto ha fatto per la
riuscita della cerimonia, alle associazioni culturali, ai
soci di Calabriainarmi, alla gente.
momenti della
commemorazione |
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Cartoline
realizzate dall'Associazione Calabriainarmi per
celebrare il 90° della fine della Grande Guerra.
Possono
essere richieste all'Associazione all'indirizzo e-mail:
calabriainarmi@hotmail.it |
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foto ricordo
Compagnia del 19° Reggimento
Fanteria
di stanza in Castrovillari |
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