CALABRIAINARMI        

 " PER LA PATRIA! "

 

   
     

    "4 NOVEMBRE 2008"

   

 

 

 

  In memoria di Ercole Scalfaro

Ringrazio tutti i partecipanti  a questa piccola ma significativa cerimonia, pensata per celebrare il giorno dell’unità nazionale, innanzitutto i presidi e gli studenti del Liceo Galluppi e dell’ Istituto Tecnico Industriale: essi rappresentano la gioventù catanzarese   che vuole ricordare idealmente un  antico compagno di studi vissuto in anni nei quali si scatenò la guerra Europea che vide coinvolta l’Italia.

Furono milioni i ragazzi italiani che vi presero parte con atteggiamenti certamente diversi  ma tuttavia preceduti da un’ampia mobilitazione dell’ opinione pubblica che si divise fra interventisti e neutralisti ed, all’ interno di quei due grandi schieramenti in diverse articolazioni.

Non è questa l’occasione per ricostruire la storia politica della Grande Guerra, così venne chiamata fin da allora per le dimensioni planetarie che assunse, ma è una breve premessa necessaria per inserirvi la posizione della gran parte degli studenti catanzaresi nei mesi fra 1914 e 1915 che precedettero l’ entrata in guerra del nostro Paese il 24 Maggio 1915.

Le cronache e i documenti degli archivi, rappresentando la gioventù catanzarese, raccontano che cortei di oltre 2000 giovani dei diversi istituti cittadini  percorsero le strade di Catanzaro per invocare  l’entrata in guerra dell’Italia a fianco dell’Intesa: qualcuno venne anche arrestato ma non subì lunghe detenzioni. Lo  scrittore  Corrado  Alvaro,  studente del  Galluppi,  rievocò  quegli  eventi  in due dei suoi libri (Ventanni e Mastrangelina) che sono  raccontati nei particolari nei rapporti che la Polizia  inviò al Ministro degli interni.

Come nella nostra città così nelle altre d’Italia vi furono grandi manifestazioni dello stesso contenuto anche di tendenza neutralista ma le prime  prevalsero e  il  Governo del tempo, che aveva già firmato il patto di Londra, deliberò la nostra partecipazione alla Guerra per completare il processo di compimento dell’unità d’Italia iniziato con le guerra risorgimentali dell’800. Cosi’ancora oggi, gioventù catanzarese, come ha affermato il nostro Presidente Napolitano, è ricordata la Prima guerra mondiale per la parte italiana.

Molti nostri studenti caddero: i loro nomi sono iscritti sulle due lapidi del Galluppi e su una che è visibile sulla parete dell’ ITS Scalfaro: alcuni di loro provenivano da altre parti della Calabria ed anche da fuori regione. I nostri concittadini persero la vita in 216.

Il Capitano Ercole Scalfaro era già  militare di carriera, sposato con due figli, quando scoppiò il conflitto, diversi suoi familiari lo avevano preceduto in quella scelta ed avevano avuto parte nelle battaglie risorgimentali, come si può notare leggendo le iscrizioni sulle lapidi di questa cappella.

Era arruolato nel 19° Reggimento Fanteria che con il 20° formava la Brigata Brescia, una delle unità dell’ esercito permanente formata dopo le cinque giornate di Milano. Assieme agli altri due reggimenti della Brigata Ferrara, 47° e 48°, formava la 22.a Divisione il cui comando era a Catanzaro, unica città della Calabria sotto Salerno ad ospitarne uno. Catanzaro era stata da sempre una importante piazza militare e questa componente  era parte significativa della vita della comunità sotto molti aspetti, compreso quello culturale.

Nell’ imminenza della Guerra le conferenze si svolsero in gran numero per iniziativa degli alti ufficiali della Divisione.

Le nostre Brigate con la Catanzaro furono protagonista in tutte le più importanti battaglie carsiche e dell’ Altopiano di Asiago. Altre unità si distinsero sugli altri fronti della GG come la Jonio, la Udine, etc.

Ercole Scalfaro si formò in questo contesto sociale e familiare che gli aveva fatto respirare gli ideali risorgimentali fin dagli anni della fanciullezza. Per lui battersi contro l’ impero austro ungarico significò completare una storia iniziata da tempo dentro la stessa tradizione della sua famiglia oltre che nelle correnti democratiche di quegli anni.

La sua brigata fu inviata sul Carso dove partecipò ai primi scontri sulle pendici che da Sdraussina, oggi Poggio Terza Armata, portavano alla Sella di San Martino prima e sulle quattro vette del San Michele successivamente, dove oggi sono i cippi e  le lapidi  dedicati alle Brigate Brescia, Ferrara e Catanzaro che da sole il 6 Agosto del 1916 conquistarono il S Michele completando la vittoria che avrebbe portato alla conquista di Gorizia. Quei segni, tanto lontani da noi, sono curati da altri e il restauro del cippo della Brescia, distrutto da partigiani titini nel corso della II GM, avverrà a cura del gruppo di appassionati di San martino del Carso e non delle nostre istituzioni.

Le battaglie di allora si svolgevano con grandi attacchi frontali della fanteria che, per occupare le fortificazioni e le trincee nemiche doveva superare la forte barriera dei reticolati sulla quale cadevano in tanti per effetto del fuoco delle mitragliatrici.

Bisognava aprire dei varchi per passare e il solo modo per farlo prevedeva l’uso di tubi di gelatina da collocare con le mani e fare esplodere sotto il groviglio del filo spinato perchè  il cannone non vi riusciva.

Il 16 Luglio 1915 il capitano Scalfaro condusse con successo un’azione con questa finalità, al comando di un drappello di 8 soldati offertisi come volontari.

Un gesto  significativo se si considera che era un comandante di compagnia e avrebbe potuto seguire a distanza tutto lo  svolgimento dell’ attacco al reticolato. Ma non voleva rischiare la vita dei suoi uomini senza condividere il rischio: organizzò nel modo migliore i soldati, strisciò con loro fino a sotto l’obiettivo, pur scoperti e sottoposti a salve di fucileria mantenne la calma facendo in modo che l’ attenzione  verso la buona riuscita dell’azione non venisse meno, si occupò anche del modo in cui garantire l’accensione della miccia per fare esplodere la gelatina.  Tutto accadde come previsto e il varco si aprì, dopo la rapida ritirata e la soddisfazione del ritorno di tutti incolumi e vincenti.

Ascolteremo la lettura del rapporto che Ercole Scalfaro, con linguaggio essenziale, privo di enfasi e di retorica, fece su quell’evento e avremo modo di conoscere il modo di operare di un ufficiale il cui pensiero dominante era di evitare perdite fra i suoi soldati preparando fin nei particolari ogni forma di attacco e di possibile difesa, di far si che l’ azione fosse tecnicamente valida raggiungendo lo scopo prefisso di aprire uno spazio sufficiente per far passare i soldati che avrebbero portato l’ attacco alle trincee avverse.

Non era un uomo capace di odiare a tal punto gli austriaci, che pur combatteva, e nello scritto li definisce per ben due volte avversari e non nemici, quasi che si trattasse di una sfida sportiva o, meglio, cavalleresca che comprendeva quel tipo di azioni sul campo di battaglia.

Un’ ultima considerazione va fatta sulla proposta finale del suo rapporto: propose l’attribuzione della medaglia d’argento ai soldati che avevano compartecipato all’attacco ai reticolati degli austro ungarici. Un ultimo segno di altruismo che completava il carattere umanitario dell’ufficiale catanzarese.

Il suo ritratto di soldato e di uomo e le ultime ore di vita sono è ben descritti nelle lettere che leggerò .

Il dott. Tedeschi del 19° fanteria lo aveva apprezzato  fin dal suo arrivo al Reggimento .

Scrivendo alla famiglia dopo la sua morte  lo ricordo’ cosi’: “…ebbi modo di ammirare in lui una non  nobiltà e lealtà  d’animo non comuni, una vivida e pronta intelligenza, una soda cultura unita ad una rara semplicità e modestia."

“ Ercolino che pur era tanto attaccato alla famiglia mantenne sempre costante il suo elevatissimo sentimento del  dovere, il suo meraviglioso spirito di sacrificio ed abnegazione. Sempre primo ove maggiore era il pericolo fu dovunque di mirabile efficacissimo esempio ai suoi dipendenti che lo idolatravano, perchè erano sicuri di trovare il Lui, oltre che il valoroso e intelligente condottiero, l’amico buono, affettuoso, esposto agli stessi pericoli, pronto agli stessi sacrifici dei suoi soldati, non curante di sè sembrava uno dei leggendari eroi di altri tempi..”

Dopo l’ azione dei reticolati “..allegro, come poche volte l’avevo visto, venne a riferirne al colonnello Tiscornia e, nell’ elogiare i suoi soldati, taceva modestamente di sè. Poche ore dopo era già cadavere. Avuto alle 13 del 18 l’ordine di attaccare la trincea nemica, i cui reticolati, malgrado il fuoco delle nostre scarse artiglierie  erano rimasti intatti. Egli, pur sapendo di andare incontro a sicura morte, senza punto titubare, sollecito, mirabilmente sereno e calmo mosse all’attacco. Sprezzante del pericolo, ognora più grave ed incalzante, avanzò sempre, destando col suo sublime eroismo l’ammirazione della sua eroica compagnia che, compatta, e trascinata dal suo esempio fece davvero miracoli.

Cadde gloriosamente tra i primi ufficiali del nostro Reggimento.

Il suo volto restò tranquillo, sorridente: sembrava che dormisse il sonno placido e puro di chi sa che non deve nulla rimproverarsi, di chi sa di aver compiuto il suo dovere.

Gloria a Lui!”

Il Tenente Ettore Orefice, del 20° RF, sepolto in questa cappella sotto  Ercole Scalfaro, scrisse al prof. Ettore Casale, perche non aveva l’animo di scrivere ai familiari: “…Pare un sogno spaventoso, Ercolino non è più "!

Ieri mentre mi apprestavo a prendere un po di cibo e di riposo dopo una giornata di lotta sfibrante e disuguale contro un nemico invisibile e unitissimo mi giunse in trincea la ferale notizia. Accorsi subito, pazzo di dolore, e trovai il povero Ercolino già esanime, ma col volto sereno e sorridente, come se dormisse.

Aiutato da alcuni soldati lo trasportai al vicino cimitero di Sdraussina e, con la morte nell’ anima, composi nella fossa la salma  adorata. Povero caro Ercolino, ha destato l’ammirazione di tutti pel suo coraggio indomito e per la sua sorprendente serenità.

Mi pare ancora di vederlo piano di vita, di fede , di entusiasmo. Com’era felice l’altra sera dopo la posa e l’esplosione dei tubi di gelatina nei reticolati nemici! Con quanta effusione di affetto abbracciava i soldati che gli erano stati compagni nella pericolosa impresa !
Aveva scolpita nella memoria e nel cuore l’invocazione del Poeta (Gabriele D’ Annunzio il 5 Maggio 1915 NDR) allo scoglio di Quarto e, con la sua calda parola, vibrante del più puro patriottismo, la ripeteva sovente ai soldati cercando di imprimerla nella loro mente e nel cuore.

Ora egli è beato perchè  il voto supremo ha pienamente adempiuto: ha dato alla fiammeggiante Italia tutto se stesso.

Con questa visione dell’ ideale di Patria che il Mezzogiorno e la Calabria affrontò la guerra.

Oggi bisogna riappropriarsi di quella storia confermando il principio della nostra identità italiana, pur consapevoli di vivere nel mondo globalizzato che,  però, non comporta la rinuncia alla storia dei diversi popoli.

Ercole Scalfaro fu rimpianto dai suoi soldati; la croce che vedete murata in questa cappella è certamente quella collocata da loro sulla tomba nel cimitero di Sdraussina sede della prima sepoltura.

I resti  del capitano Scalfaro tornarono a Catanzaro dopo qualche anno e la città rese loro grandi onori. Furono sistemati dove li vedete oggi. Assieme a lui vi è la tomba del capitano Ettore Orefice del 20° fanteria.

Ricordando la nostra Medaglia d’oro siamo legittimamente lieti di riproporre all’attenzione dei catanzaresi i tratti di una storia dimenticata che contribuisce a dare loro motivi di orgoglio per sapere di essere stati protagonisti, attraverso il sacrifico di un nostro concittadino e di altri 215, di una storia nazionale che costituisce uno dei segni della nostra identità collettiva che ha radici antiche realizzate nel corso del Risorgimento al quale la Calabria diede grandi contributi.

 

Ercole Scalfaro, capitano del 19° Reggimento Fanteria, fu l’ unico militare di Catanzaro decorato con la Medaglia d’oro  per il gesto compiuto due giorni prima della morte, il 16 Luglio 1915, sulle prime pendici del Carso, in vista della Sella di San Martino.

La storia della sua breve ma coraggiosa partecipazione alle prime battaglie della Grande Guerra fa parte della storia patria.

Catanzaro in quel tempo gli celebrò grandi onori. Negli anni successivi alla sua morte fu affissa una lapide nell’atrio di ingresso del Municipio ed una seconda al muro della casa paterna, dove si può vedere ancora oggi malgrado sia coperta parzialmente da una canaletta.

Il Liceo Galluppi ne comprese il nome fra quello degli studenti caduti fra il 1915 e il 1918.

Infine gli venne dedicato l’Istituto Tecnico Industriale.

Quattro anni circa dopo la fine della guerra i suoi resti tornarono a Catanzaro per essere tumulati nella cappella di famiglia ,che si può vedere nel nostro Cimitero centrale, assieme al capitano Ettore Orefice, appartenente al 20° Fanteria, il secondo reggimento che formava la Brigata Brescia, morto il 29 Giugno 1916 sul Monte S Michele per effetto del  lancio dei gas venefici da parte degli austro ungarici.

Poi  l’oblio. I segni  descritti sono stati lasciati li, senza cura. Ancora oggi è così.

La stessa cappella di famiglia non aveva più nessuno che ne curasse il decoro, effetto del tempo che estingue le generazioni.

Il 4 Novembre scorso ricordava il 90° anniversario della fine della Grande Guerra ed in altre parti d’ Italia, specie nelle regioni del Nord, le iniziative per celebrare la scadenza erano veramente imponenti e diffuse.

E abbiamo pensato che in quei luoghi si ricordava il sacrificio di tanti ragazzi di ogni parte d’ Italia.

Anche la Calabria aveva dato oltre ventimila vite alla Patria, un vocabolo che pronunciato oggi sembra avere poco senso per molti. Ma vi è una grande parte degli italiani che vogliono conservarne il senso ed il significato perchè si tratta della loro identità, sia pure nel mondo globale.

Furono 216 i catanzaresi che caddero durante la Grande Guerra e bisognava ricordarli.

Il loro simbolo più alto era Ercole Scalfaro, per ricordare tutti loro ed i calabresi, abbiamo progettato la commemorazione davanti al luogo dell’ultima sepoltura, al cui interno è murata la lapide croce che i suoi soldati avevano posto sulla sua tomba nel Cimitero di guerra di Sdraussina.

Ercole Scalfaro, un eroe italiano nato e vissuto a Catanzaro, ha ritrovato il suo giusto posto nella memoria dei suoi concittadini nel nostro tempo.

Un ringraziamento a quanti hanno presenziato soprattutto alla delegazione del Comando Esercito Calabria, della cui vicinanza siamo sempre grati, al Sindaco di Sersale dott.ssa Vera Scalfaro, al V. Presidente del Consiglio Provinciale Emilio Verrengia, al V. Sindaco di Catanzaro avv. Tassoni  per quanto ha fatto per la riuscita della  cerimonia, alle associazioni culturali, ai  soci di Calabriainarmi, alla gente.

momenti della commemorazione

 

 

 

 

 

Cartoline realizzate dall'Associazione Calabriainarmi per celebrare il 90° della fine della Grande Guerra.

Possono essere richieste all'Associazione all'indirizzo e-mail: calabriainarmi@hotmail.it 

  foto ricordo

Compagnia del 19° Reggimento Fanteria

di stanza in Castrovillari

 

 
 

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