|
In occasione del 17 marzo, dichiarata nel 2011, nel 150° anniversario
della promulgazione della legge che sancì la nascita del Regno dItalia,
giornata dedicata alla festa dellUnità dItalia, vogliamo in questo
breve articolo illustrare le medaglie che, sotto i vari regnanti di casa
Savoia, servirono a ricompensare chi contribuì, con il proprio
sacrificio e le proprie gesta, al compimento dellUnità nazionale, sia
sotto Vittorio Emanuele II, padre della patria, che sotto Umberto I ed
infine Vittorio Emanuele III.
Esula da questo studio approfondire le dinamiche che portarono alla
consapevolezza delle varie popolazioni italiche di una sola e
inscindibile entità nazionale, la sua genesi e il suo percorso che si
può far risalire già al periodo napoleonico, quando, con altre modalità
e finalità, parecchi stati furono inglobati in entità più grandi fino a
creare nel settentrione italiano un primo Regno dItalia, anche se
vassallo dellImpero francese che dominava lEuropa.
Certo è che il poco conosciuto Risorgimento italiano che va
ufficialmente dal 1848, epoca della prima guerra di Indipendenza, al
1866, epoca della terza, per poi come vedremo inglobare episodi minori o
apparentemente marginali al compimento dellUnità nazionale, non viene
per niente o poco studiato dalle generazioni che si sono susseguite sui
banchi di scuola, o che in generale non viene per niente messo in
risalto dalla nostra cultura e dal nostro vivere quotidiano,
dimenticando un passo fondamentale e basilare per il nostro paese. Forse
unica nazione a non esaltare un periodo epico, glorioso, laborioso e
tenace di un percorso nazionale che in altri paesi prenderebbe altre
forme e altre gratificazioni.
Naturalmente in unepoca, lottocento, il cui ricompensare con una
medaglia era agli albori o che rappresentava qualcosa di molto diverso
da come inteso ora, vi furono nelle varie campagne che si susseguirono,
parecchie coniazioni, per lo più di governi provvisori o per propaganda,
di medaglie che i reduci usavano portare come testimonianza di un
pensiero e di un ideale, come una medaglietta religiosa a devozione.
Quasi tutte queste coniazioni, specie quelle cosiddette non ufficiali,
portavano un significativo nastro tricolore, nastro che già da solo a mò
di coccarda poteva rappresentare un pensiero, un traguardo, un desiderio
per il combattente o per il cittadino del tempo.
Avvenuta lunità dItalia nel 1861, il Re Vittorio Emanuele II, su
proposta degli allora Ministri delli affari per la Guerra e per gli
affari della Marina (come si chiamavano al tempo queste due importanti
istituzioni), con Regio Decreto n. 2174, del 4 marzo 1865, volle mettere
ordine ad una pletora di medaglie e distintivi che adornavano le giacche
militari e civili dei neo-italiani, istituendo la Medaglia
commemorativa delle guerre combattute nel 1848-1849-1859-1860 e 1861 per
lIndipendenza e Unità dItalia, questa la denominazione ufficiale che
si legge nellarticolo 1 del Decreto.
La Medaglia concessa nel solo grado argento e coniata ufficialmente
dalla zecca di Torino su disegni di Demetrio Canzani, veniva concessa a
tutti i militari, funzionari ed impiegati dello stato, ancora in
servizio, con annotato nel loro stato di servizio una delle seguenti
campagne:
1848-1849 |
Prima Guerra di Indipendenza |
|
|
1859 |
Seconda Guerra di Indipendenza |
|
|
1860-61 |
Campagne in Umbria e Marche, nellItalia meridionale e nella
Bassa Italia. |
Anche gli appartenenti alla Guardia Nazionale o al Corpo dei Volontari,
o a Corpi dei diversi governi provvisori, avevano diritto alla
concessione della Medaglia, se avevano fatto uso delle armi per la causa
nazionale, dimostrando ad una apposita commissione il diritto a tale
richiesta.
Il nastro venne stabilito in 18 righe verticali di uguale larghezza tali
da formare 6 tricolori affiancati, iniziando dalla sinistra con il
rosso.
Come sappiamo il nastro fu riproposto nel 1916 per listituzione del
distintivo delle fatiche di guerra , e non a caso, visto che la grande
guerra fu interpretata come la quarta guerra di Indipendenza per il
raggiungimento dellunità nazionale, unica variante la disposizione dei
tricolori che hanno il rosso invertito, cioè partente da destra. In
seguito il distintivo, nel 1922, diventerà il nastro della medaglia
commemorativa, comunemente chiamata in gergo collezionistico Re con
Elmetto o Bronzo Nemico.
Grande novità istituita insieme alla medaglia fu quella, al pari degli
inglesi che le inventarono decenni addietro, dellutilizzo di fascette
da apporre sul nastro con sopra i millesimi delle campagne a cui il
decorato aveva partecipato e di cui aveva diritto. Con questa semplice
soluzione si poteva utilizzare una singola medaglia per più guerre o
campagne che avessero un comune denominatore.
La bella medaglia raffigura al dritto una riuscita testa del re con
tuttintorno la semplice scritta VITTORIO EMANUELE II RE DITALIA, il
rovescio presenta una figura femminile, identificabile con lItalia, con
una corona turrita, che sorregge uno scudo Savoia, a dimostrazione del
contributo significativo di tale casata al raggiungimento dellunità
nazionale, nellaltra mano una lancia a difesa di tale unità ed in basso
un giovane arbusto, forse a significare la nascita della nuova nazione,
e la scritta GUERRE PER LINDIPENDENZA E LUNITA DITALIA.
Come precedentemente detto, il Regio Decreto, agli articoli 10 e 11,
specificava come la medaglia in oggetto non era cumulabile con similari
istituite in precedenza per gli stessi fatti darme necessari per
lottenimento della medaglia commemorativa, concesse da comuni o
governi, e le stesse dovevano essere commutate in questa unica medaglia,
con le relative fascette, se necessarie.
Uniche medaglie di cui era concesso il porto erano: la medaglia della
spedizione dei Mille concessa dal comune di Palermo, le medaglie della
Spedizione in Crimea (Sarda, Inglese o Turca) e la medaglia francese per
la campagna del 1859.
In seguito alla campagna del 1866, terza guerra di Indipendenza, la
medaglia fu estesa con R.D. del 6 dicembre 1866 a tutti i partecipanti
con relativa fascetta. Stessa estensione con R.D. dell8 ottobre 1870
per i partecipanti alla presa di Roma con fascetta 1870. Infine con R.D.
del 21 aprile 1898 fu istituita la fascetta per i partecipanti alla
campagna dOriente (Crimea) con i millesimi 1855-56 e con R.D. del 10
dicembre 1899 anche la campagna dellAgro Romano del 1867 per la
liberazione di Roma fu dichiarata campagna nazionale e con successivo
R.D. del 4 gennaio 1900 si istituì la relativa fascetta con la data
1867.
Le varie fascette venivano poste sul nastro, da regolamento, dal basso
verso lalto in ordine cronologico. Sia la medaglia che le fascette
venivano concesse gratuitamente a tutti i militari della bassa forza in
modo gratuito e per gli ufficiali la stessa era a pagamento. Tutti gli
altri aventi diritto dovevano farne richiesta, a pagamento, alla zecca
di Torino tramite il prefetto della provincia di appartenenza, questa
lungaggine burocratica e magari il relativo costo della stessa presso la
zecca, che veniva inviata in unelegante astuccio in cartone (molto
raro) favorì il proliferarsi di molte coniazioni non ufficiali, che
furono ampiamente portate.
Lesaudiente libro monografico su tale medaglia, edito nel 2011, del duo
Leardi-Moccia cataloga ben 77 varianti, ma qualche altra ne è uscita
fuori nel frattempo, in qualche caso con minimi dettagli, ed anche non
in argento. Non tratteremo in questo studio i diplomi di conferimento,
anche qui presenti molte varianti, sempre sul citato libro se ne contano
ben 24 diversi modelli, anche questi in via di incremento. Lo stesso
autore di questo studio ne ha tre inediti che ha inviato agli autori per
la nuova edizione del volume.
Il Re Umberto I, che sotto il suo regno ottenne solo lannessione di
Roma, che divenne così capitale dItalia, volle con Regio Decreto n°1294
del 26 aprile 1883 istituire una medaglia in argento a Ricordo
dellUnità dItalia, questa la sua denominazione ufficiale. La stessa
veniva concessa a tutti quelli che avessero già ottenuto la precedente
medaglia istituita da V.E. II e per le stesse campagne, con laggiunta
dei partecipanti alla Spedizione di Sapri del 1857. Come per la
precedente, la stessa veniva concessa gratuitamente ai militari di bassa
forza in servizio, per tutti gli altri il costo era di 4,60 lire. La
medaglia ufficiale fu coniata dalla zecca di Roma su disegni di Filippo
Speranza. Il nastro che riprende i colori nazionali ha una banda verde
al centro e due più piccole rosse ai lati con il bianco che le divide.
Il dritto presenta leffigie del Re e la semplice scritta UMBERTO I RE
DITALIA, al rovescio una corona di alloro con al centro la scritta
UNITA DITALIA 1848-1870.
Di questa medaglia esiste un secondo modello ufficiale, un secondo conio
della zecca di Roma a firma di Luigi Giorgi. Mentre i modelli non
ufficiali catalogati sono ben 54, i diplomi conosciuti solo due. La
medaglia ebbe anche una sua fascetta quando con listituzione del
modello 1848-1918 che illustreremo di seguito, si volle evidenziare
sullinsegna umbertina la partecipazione dei pochi veterani al nuovo
conflitto senza concedere la nuova medaglia, ma, appunto, una fascetta
dargento (rarissima) con le date 1915-18.
Siamo allultimo capitolo di questa interessante storia, quando con R.D.
1229 del 19 gennaio 1922 il Re soldato istituì, o meglio rinnovò
(infatti la medaglia mantenne il medesimo nastro e la stessa
denominazione, tranne che per i millesimi), la medaglia a ricordo
dellUnità dItalia, con la nuova data e la sua effigie, a dimostrazione
di come la grande guerra fu considerata dal pensiero politico e militare
italiano come la quarta guerra di indipendenza, ed in molte medaglie e
medagliette di propaganda compare tale dicitura.
Il metallo non sarà più il prezioso argento, ma il bronzo, per
compararla alle altre medaglie istituite per la medesima campagna
(commemorativa ed interalleata su tutte) e per il gran numero di
coniazioni che dovevano essere concesse, infatti furono milioni i
mobilitati che ne avevano diritto.
Altra particolarità fu che la medaglia era a totale carico del decorato,
anche per i militari in servizio. Successivamente altro decreto (ottobre
1922) stabilisce che il ricavato fosse devoluto a favore della
Associazione Nazionale Madri e Vedove dei Caduti e Dispersi in Guerra,
che aveva lesclusività della coniazione, mentre il conio fu opera di
Mario Nelli e C. Rivalta.
La coniazione quasi esclusivamente fatta dalla CBC (Casa Benvenuto
Cellini di Firenze), ma anche di questa medaglia si conoscono molte
varianti, sia marcate che non, anche con diverso disegno del dritto con
la testa del Re.
La nuova medaglia, unico caso nel medagliere italiano, non presentava un
diploma di conferimento, ma un semplice erinnofilo che ne autorizzava il
porto, da apporre, da decreto, sul diploma della medaglia commemorativa
della guerra 1915-18, ma che personalmente ho visto apposto anche sul
diploma dellInteralleata e sullattestato per le fatiche di guerra.
Infine con R.D. n°1375 del 18 agosto 1940, con la seconda guerra
mondiale iniziata da qualche mese, la medaglia fu autorizzata anche per
chi avesse preso parte alla Spedizione di Fiume, plausibile in quanto si
trattava di unacquisizione di terre irredenti, e per chi avesse fatto
la Marcia su Roma, per opportunità politica senza nessuna attinenza
allUnità nazionale. Naturalmente cambiavano di nuovo i millesimi,
1848-1922, mentre restavano invariati nastro ed impostazione di base, e
lerinnofilo da apporre sui due diplomi differiva per le diciture che ne
autorizzavano il porto.
Anche questa medaglia, con R.D. del febbraio 1941 fu concessa in
esclusiva per coniazione e vendita alla Associazione Nazionale Famiglie
Caduti e Dispersi in Guerra, nuova denominazione dellassociazione negli
anni 40, e ne esistono, come ovvio, alcune varianti, oltre al modello
istitutivo, per produttore e disegno, anche se con minime differenze.
Finisce qui linteressante storia delle medaglie coniate per ricordare
le guerre e le battaglie che portarono la nostra penisola
allunificazione nazionale e che fregiarono i petti di tanti valorosi
combattenti della nostra terra. |
|