Quando
passano per via
Gli animosi Bersaglieri,
sento affetto e simpatia
pei gagliardi militari.
Vanno rapidi e leggeri
Quando sfilano il drappello,
Quando il vento sul cappello
Fa le piume svolazzar
Le prime strofe di una delle più conosciute marce dei
Bersaglieri (Flik Flok) sintetizzano in modo perfetto il
sentimento che gli italiani provano nel vedere correre i
fanti piumati: affetto e simpatia. Sentimenti che
abbiamo potuto constatare, ancora una volta, nellultimo
raduno dellAssociazione Bersaglieri che si è svolto a
San Donà del Piave lo scorso maggio ed il 2 giugno a
Roma in occasione della Festa della Repubblica. I loro
piumetti svolazzanti, le loro fanfare in testa e
i caratteristici 180 passi di corsa esprimono lallegria
che da sempre contraddistingue lanimo dei Bersaglieri.
Tale modo di essere risulta legato alle motivazioni
della nascita di questi soldati, pensati e voluti dal
capitano del Reggimento Guardie Alessandro Ferrero Della
Marmora. Lallegria e la serenità, infatti, erano
elementi costitutivi di quello spirito di corpo
indispensabile per i compiti che i Bersaglieri,
rifacendosi alle specialità già esistenti in altre
nazioni europee, avrebbero dovuto portare avanti
attraverso un addestramento specifico finalizzato alla
costituzione di una unità di fanteria leggera. Già
nellidea primogenita del La Marmora del 1831, i
Bersaglieri dovevano avere compiti di esploratori e
alloccorrenza essere in grado di assicurare i fianchi
dello schieramento della battaglia concentrando il fuoco
di precisione sul nemico e, a secondo dello sviluppo
degli avvenimenti, inseguire il nemico o proteggere la
ritirata sui fianchi e sul retro, il tutto con la
massima celerità ed in piena autonomia.
Per arrivare a questi intenti, nel 1835 il capitano La
Marmora presentò direttamente al re Carlo Alberto di
Savoia una proposta più dettagliata denominata sulla Proposizione
per la formazione di una compagnia di Bersaglieri e
modello di schioppo per il loro uso dove si
descriveva la formazione di un nuovo soldato
estremamente allenato, dotato di grande spirito ed
entusiasmo, ben armato, ottimo tiratore capace di
bersagliare il nemico in qualsiasi situazione e
luogo, disciplinato e pronto al sacrificio.
Successivamente, la Marmora sintetizzò nel Decalogo le
caratteristiche salienti del Bersagliere: Obbedienza,
rispetto, conoscenza assoluta della propria carabina,
molto esercizio nel tiro, ginnastica di ogni genere fino
alla frenesia, cameratismo, sentimento della famiglia,
amore al Re, amore alla Patria, fiducia in se stessi
fino alla presunzione.
Alessandro LAMARMORA
La figura di Alessandro La Marmora rimane indelebile
nella tradizione dei fanti piumati, non solo per la
perseveranza avuta nel portare a termine la loro
istituzione, ma soprattutto per la dedizione che profuse
nel ricercare e mettere a punto con accuratezza tutto
ciò che dallequipaggiamento, alle armi, alla divisa
sono diventati simboli di questi soldati. Fu proprio La
Marmora che ideò la prima divisa dei Bersaglieri di
colore blu con cordone di lana verde porta
fiaschetta della polvere da sparo, guanti neri e
goletta e mostra delle maniche color chermisio scuro.
Anche il caratteristico cappello rigido nero fu pensato
dal fondatore del corpo: doveva essere una coppa di feltro nero, rotonda (con eventuale calotta di
ferro per proteggersi dalle sciabolate dei cavalieri),
che andava restringendosi dal basso verso lalto, con
una tesa piegata tuttintorno con le piume
di gallo cedrone (caratteristica a quei tempi anche
dei kaiserjäger austriaci), mentre tradizione vuole che
il modo caratteristico di portarlo in obliquo sul lato
destro derivi dallattendente del La Marmora,
il sergente Vayra, che, raccogliendo al volo il cappello
lanciato dal suo comandante, se lo ritrovò piegato sulle
ventitré a coprire lorecchio destro.
Per quanto riguarda, poi, le armi in dotazione, abbiamo già accennato che nelle
Proposizioni presentate nel 1836 al re vi era la presentazione di un modello
di schioppo ad uso dei Bersaglieri . Tale fucile secondo La Marmora doveva
essere corto, con un sistema ad acciarino a percussione autoinnescante e
dotato di una baionetta lunga tale da poter compensare la minore
lunghezza del fucile negli scontri diretti. Il fucile venne prodotto nel 1839 e
fu conosciuto come Carabina La Marmora. Alla costituzione del Corpo, nel
Regio Decreto era prescritto che ciascuna compagnia doveva avere 13 corni da
caccia (scomparvero nel 1839) o 13 trombette (che dovevano diventare in tempo di
guerra) e un caporale trombettiere. La riunione in addestramento dei
trombettieri delle varie compagnie diede vita alla fanfara di battaglione.
Linsieme
di quei simboli che riconducono alla nascita della specialità
è il fregio dei Bersaglieri, ancora oggi in metallo di colore oro, con al centro una
bomba da granatiere, dai quali i Bersaglieri si formarono, con fiamma
a sette lingue, cornetta da cacciatore e due carabine intrecciate. A differenza
dei fregi delle altre armi, dove la fiamma sale dritta, quella del Bersagliere è inclinata,
fuggente, tale da resistere al vento senza
mai spegnersi, a rappresentare la velocità. Nel 1836 la coccarda era di colore
celeste azzurra. Divenne tricolore
nel 1848.
Quando, in quel lontano 18 giugno del 1836, il re
istituì la prima compagnia del Corpo dei Bersaglieri, si
realizzava il progetto di Alessandro La Marmora di dar
vita ad un tipo di soldato che attraverso
laddestramento, la corsa, la musica esprimeva la
caratteristica principale dellappartenenza al nuovo
Corpo: lo spirito bersaglieresco. Lo
spirito bersaglieresco, che ammiriamo nel passaggio
veloce e leggero dei fanti piumati, si è costruito con
la partecipazione a 182 anni di storia della nostra
Nazione, alla loro azione in prima linea in tutte le
occasioni in cui sono stati chiamati ad intervenire, in
qualsiasi contesto storico e politico, in alcuni momenti
anche contro gli stessi loro connazionali. Limpeto
bersaglieresco si è forgiato attraverso le guerre in
cui in molti si sono sacrificati sempre in nome
dellItalia. Troppe sarebbero le battaglie per
ricordarle tutte, vogliamo qui menzionarne alcune, non
sempre vittoriose, ma nelle quali possiamo riscontrare e
comprendere quellimpeto, tanto caro ad Alessandro La
Marmora, che serviva come amalgama per rendere degli
eccellenti soldati una sola unità capace di affrontare
in modo autonomo le avversità di un teatro di guerra
attraverso lo spirito di corpo.
Non possiamo che iniziare con il battesimo del fuoco dei
fanti piumati, il 6 aprile del 1848, presso il comune di
Marcaria (Mantova) dove cadde il primo bersagliere nella
storia del Corpo, Giuseppe Bianchi, in uno scontro a
fuoco con gli austriaci, durante la I Guerra di
indipendenza (1848-1849).
In quel 1848, a seguito delle 5 giornate di insurrezione
che la popolazione della città di Milano organizzò
contro lamministrazione austriaca, Re Carlo Alberto si
schierò in difesa del Lombardo-Veneto dichiarando guerra
allAustria il 23 marzo. LArmata sarda, nella prima
fase, aveva come obiettivo quello di tagliare la strada
alle truppe austriache impedendo loro di ritirarsi
definitivamente, come usavano fare nei momenti critici,
allinterno del quadrilatero formato dalle fortezze di
Verona, Peschiera del Garda, Legnano, Mantova. In questo
quadro, diventava di fondamentale importanza conquistare
il ponte di Goito. Proprio per la conquista del ponte,
che permetteva di raggiungere le città di Mantova e
Verona, vennero utilizzate 2 compagnie di Bersaglieri,
sotto il comando del Colonnello La Marmora.
I Bersaglieri si trovarono a fronteggiare i
Kaiserjäger austriaci che, dopo un primo
combattimento, fecero saltare il ponte senza però
determinarne il crollo. In questa seconda fase di
combattimento, nello spronare i suoi Bersaglieri ad
avanzare sulla sponda opposta, il colonnello La Marmora
rimase ferito ad una mascella per una fucilata. Nel
prosieguo dellazione cadde il primo ufficiale dei
Bersaglieri, il S.Ten. Demetrio Galli, mentre il
Capitano dei Bersaglieri Saverio Griffini venne
successivamente decorato con la medaglia doro al valore
militare, primo militare a cui fu insignito di tale
ricompensa nelle guerre del Risorgimento, per avere
oltrepassato il ponte di Goito che da quel giorno è
ricordato come il ponte della Gloria. Altro
fatto darmi in cui si distinsero i Bersaglieri fu la
Battaglia di Governolo del 18 Luglio 1848. Con la
sconfitta di Custoza del 23 luglio 1848 lArmata
sardo-piemontese iniziò a ritirarsi verso Milano, con la
protezione dei reparti Bersaglieri a proteggere in
retroguardia. I Bersaglieri ebbero anche il compito di
proteggere Carlo Alberto nel momento in cui la
popolazione lombarda venne a conoscenza della firma
dellarmistizio tra austriaci e piemontesi.
Nellambito dellIndipendenza italiana, riveste una
notevole importanza la spedizione in Crimea del 1855,
voluta insistentemente dal Conte Cavour ad oltre 3000
chilometri di distanza dal Piemonte. La spedizione di
oltre 18.000 uomini veniva vista dal re Vittorio
Emanuele II e dal Ministro degli Esteri Cavour come
loccasione diplomatica per portare avanti le istanze
dellindipendenza dellItalia a livello europeo,
attraverso lalleanza con la Francia e la Gran Bretagna,
che, schieratesi accanto alla Turchia in un conflitto
contro la Russia nel 1853, avevano assediato la città di
Sebastopoli.
La spedizione, guidata dal Gen. Alfonso La Marmora, si
rivelò molto dura. In Crimea, nel porto di Balaclava,
sbarcarono 18.000 uomini provenienti dal regno
sardo-piemontese, tra questi oltre 2.200 Bersaglieri
inquadrati in 5 battaglioni. Anche il fondatore dei
Bersaglieri Alessandro La Marmora (fratello di Alfonso)
parteciperà alla spedizione con il grado di
luogotenente generale al comando della seconda divisione
del corpo darmata
morendo proprio in quella spedizione il 7 giugno 1855 a
causa del colera. Il padre dei Bersaglieri fu sepolto
in Crimea e solo nel 1911 il suo corpo fu traslato in
Italia.
Di questa spedizione, il fatto darmi ricordato nella
tradizione bersaglieresca è la Battaglia sul Cernaia.
Allalba del 16 agosto 1855, gli avamposti piemontesi
furono fatti segno dalle cannonate dellartiglieria
russa, soprattutto sul 16° battaglione di fanteria posto
a difesa dellavamposto piemontese denominato Zig-Zag
(conosciuta nei resoconti successivi alla battaglia come
Opera Cadorna). Lattacco russo, che aveva come
scopo quello di alleggerire lassedio di Sebastopoli, fu
così violento che il battaglione di fanteria, coperto da
due compagnie di Bersaglieri, cominciò ad arretrare
lasciando molti morti e feriti sul terreno.
Successivamente, mentre la 2^ Divisione Piemontese
iniziava un contrattacco, il 2° battaglione Bersaglieri
si attestava lungo il fiume Cernaia e la 1 ^ compagnia
del 5° battaglione combatteva assieme agli zuavi
francesi per mantenere il controllo del ponte Traktir,
snodo fondamentale per arrivare sul trinceramento dello
Zig-Zag. Nellultima fase degli scontri, lo Zig Zag
venne rioccupato dal 4° battaglione dei Bersaglieri
comandato dal Maggiore Della Chiesa. Con la resa di
Sebastopoli, il 9 settembre 1855, le operazioni militari
in Crimea terminarono, ma solo il 2 marzo del 1856
arrivò il definitivo ordine del cessate il fuoco. Il 15
giugno 1856 tutto il Corpo di spedizione fece rientro in
Piemonte. Non vi è dubbio che per i Bersaglieri la
Crimea è rimasta scolpita in maniera indelebile nella
storia e nella tradizione del loro Corpo. Non è un caso
che quello che, insieme al cappello piumato, diventerà
un simbolo dei Bersaglieri,
il fez, venne donato loro, in segno di stima,
dagli Zuavi francesi favorevolmente colpiti dal
comportamento tenuto da questi soldati nei frangenti
degli scontri sul fiume Cernaia. E da allora,
il fez color cremisi con la sua ricciolina blu, con una
lunghezza di 30 cm per poter dondolare da una spalla
allaltra è diventato un simbolo caratteristico
dei fanti piumati, tanto che il regolamento
disciplina il trattamento del fez: non dev'essere
riposto in tasca, né arrotolato in mano, né piegato
sotto la spallina.
Dalla Crimea i Bersaglieri portarono
unaltra consuetudine, questa volta derivata dalle
truppe britanniche, quello dellutilizzo del grido
Hurrà per manifestare giubilo e gioia.
I Bersaglieri parteciparono, poi, alla II Guerra di
Indipendenza del 1859 con 10 battaglioni, distinguendosi
nella Battaglia di Palestro e San Martino. Dopo un
significativo ampliamento del Corpo, nel 1860 furono
impiegati contro lo Stato Pontificio (il 12 settembre
1860 il 16° battaglione ne superò il confine) e
parteciparono a tutti i fatti darmi come la battaglia
di Castelfidardo e loccupazione di Ancona.
Successivamente 8 battaglioni di Bersaglieri (1°,6°,
7°,11°,12°, 14°,16°, 24°) furono impiegati nella
campagna del Regno di Napoli, in particolar modo il 6° e
7° battaglione entrarono a Gaeta il 13 febbraio 1861. I
Bersaglieri parteciparono anche allassedio della città
di Messina che si arrese il 12 marzo 1861. La conquista
di Civitella del Tronto pose fine alla campagna contro
il Regno di Napoli. Il 17 marzo 1861 Vittorio Emanuele
II venne proclamato Re dItalia.
Con la nascita del Regno dItalia, i vecchi battaglioni
dei Bersaglieri, con R.D. 31 dicembre 1861, vennero
riordinati in Reggimenti, per la precisione furono
costituiti 6 reggimenti articolati in 6 battaglioni,
formati da 141 ufficiali e 3907 sottoufficiali e truppa.
Nel 1864 i reggimenti furono ridotti a 5. Un episodio
legato indissolubilmente alla nascita del Regno dItalia
è diventata una pagina della storia dei Bersaglieri. Nel
1862, la colonna guidata dal Colonnello Pallavicino,
comandante del 1° Reggimento formato dal 6° e
25°battaglione, fu inviata a fermare il Generale
Giuseppe Garibaldi il quale, nel tentativo di
conquistare militarmente la Città di Roma, simbolo della
vera Unità nazionale, era sbarcato prima in Sicilia e
poi in Calabria. Il 29 agosto 1862 in Aspromonte dopo
un breve ma intenso scontro a fuoco in cui morirono 14
uomini tra garibaldini e governativi, lEroe dei due
Mondi fu ferito, posto agli arresti e trasferito nel
carcere di La Spezia.
Poco meno di quattro anni dopo, il 20 giugno 1866,
Giuseppe Garibaldi partecipò alla III guerra di
Indipendenza, al comando del Corpo dei Cacciatori delle
Alpi, guidando 2 battaglioni di Bersaglieri. Il Corpo
dei Bersaglieri partecipò distinguendosi ancora una
volta in fatti darmi come la battaglia di Custoza. Nel
complesso, nonostante una non felice conduzione da parte
degli alti gradi del neonato Esercito della campagna
militare e la disfatta subita dalla Regia Marina a Lissa,
lItalia ottenne il Veneto grazie alla sconfitta
militare subita dallAustria ad opera della Prussia.
Nel 1870, ancora una volta quando la situazione
diplomatica europea lo consentì, anche il problema di
Roma capitale fu risolto, attraverso luso delle armi.
Anche in questo caso ad aiutare il Regno dItalia ci
pensò la Prussia sconfiggendo la Francia in un mese. La
prigionia di Napoleone III e la proclamazione della
Repubblica fece il resto. Così, dopo aver oltrepassato
il confine con lo Stato Pontificio, il 12 settembre,
pochi giorni dopo, il 20 settembre, i Bersaglieri
entrarono a Roma dalla famosa Breccia di Porta Pia,
mettendo fine al secolare potere temporale del Papa e
chiudendo la questione romana.
Negli anni successivi alla nascita del Regno dItalia,
furono utilizzati, insieme ad altri reparti del Regio
Esercito e ai Regi Carabinieri, per contrastare il
fenomeno del Brigantaggio, in modo particolare dopo
lapplicazione della Legge Pica. Le Province di
Catanzaro e Cosenza furono sedi di alcuni battaglioni di
Bersaglieri, soprattutto nelle città di Catanzaro,
Cosenza, Pizzo Marina. Si trattò di una vera e propria
campagna militare: basti pensare che mentre nel 1861
furono utilizzati 21 battaglioni di Bersaglieri nei
territori dove veniva segnalate la presenza dei
Briganti, ancora nel 1867 ne venivano utilizzati ben 26.
Una lapide posta in una dei luoghi più belli della
Calabria, la Chiesa di San Domenico a Taverna (CZ) -
conosciuta soprattutto perché custodisce al suo interno
alcune tra le opere più belle del Cavaliere Calabrese
Mattia Preti - ricorda il bersagliere Cadeddu del 7°
Reggimento e il Vice Brigadiere RR.CC. Antonioli caduti
in un conflitto a fuoco in cui morì anche il capo della
banda Siinardi. La lapide, inserita nella terza colonna
della navata di sinistra della chiesa, è forse una delle
poche testimonianze esistenti sul nostro territorio del
fenomeno del Brigantaggio post-unitario e ci ricorda che
la Sila catanzarese fu teatro di scontri tra briganti e
truppe governative sabaude.
Dal 1885 (prima spedizione per loccupazione di Massaua)
il Corpo dei Bersaglieri fu utilizzato in tutte le
spedizioni allestero organizzate per realizzare quella
espansione coloniale tanto cara al nuovo Regno Sabaudo.
I Bersaglieri parteciparono a tutti i Corpi di
spedizione in Eritrea e Abissinia. Nella conosciutissima
battaglia di Adua, nella 1^ Brigata di fanteria era
inquadrato il 1° Reggimento Bersaglieri dAfrica formato
dal I e II battaglione. A conclusione dei tragici fatti
darmi il I battaglione venne sciolto mentre il II
battaglione su 783 unità si ritrovò con 7 ufficiali e
189 tra sottoufficiali e Bersaglieri.
Tra le spedizioni allestero a cui parteciparono
Bersaglieri vi fu quella effettuata tra il 1900 e il
1905 in Cina in circostanza della Rivolta dei Boxers.
In questa occasione i Bersaglieri parteciparono al
Corpo di Spedizione internazionale con un battaglione di
formazione denominato Estremo Oriente.
Il 29 settembre 1911, il Governo Giolitti con la
motivazione di dover proteggere gli interessi italiani
in Libia dichiara guerra allImpero Ottomano occupando
militarmente le regioni della Tripolitania e Cirenaica.
Alle operazioni i Bersaglieri parteciparono con linvio
dell8° e 11° reggimento per totale per ciascun
reggimento di 54 ufficiali e 1868 tra sottoufficiali e
Bersaglieri. A conclusione della campagna, alcuni
battaglioni rimasero a presidio delle zone occupate, ed
allo scoppio della I Guerra Mondiale ancora erano di
stanza in Libia.
Allentrata in guerra dellItalia, nel 1915, i
Bersaglieri erano ordinati in 12 reggimenti, mentre alla
conclusione del conflitto parteciparono: 21 reggimenti a
piedi, su tre battaglioni; 12 battaglioni ciclisti (a
disposizione del Comando Supremo); 3 reparti dAssalto
Fiamme Cremisi(XXII,XXVI,LXXII); 115 compagnie
Bersaglieri mitraglieri; 5 compagnie motomitragliatrici.
Levoluzione di quel conflitto - che da guerra
immaginata di movimento si trasformò in guerra di
posizione e di logoramento, con la modalità dei
combattimenti in trincea che annullò lindividualità
degli uomini e la peculiarità di alcune specialità
dellesercito a favore di una spersonalizzazione delle
azioni da effettuare, soprattutto nei primi due anni di
guerra, in modo quasi ripetitivo - sacrificò migliaia di
uomini, mandati incontro alla potenza oramai
sproporzionata delle armi da fuoco modificando anche
lutilizzo del Corpo dei Bersaglieri. Nei quattro anni
della Grande Guerra oltre 210.000 italiani furono
arruolati nei ranghi dei Bersaglieri, di questi, più di
60.000 non fecero ritorno a casa. La particolarità dei
fanti piumati di manovrare rapidamente in piccole o
medie unità si andò a scontrare con la realtà di quella
guerra di trincea che impose lutilizzo dei reparti
Bersaglieri come massa da utilizzare negli assalti in
linea per la conquista di qualche centinaio di metri di
terreno. I Bersaglieri parteciparono a numerosissimi
fatti darmi, sarebbe impossibile ricordarli tutti, ma
basti ricordare che in quegli anni di guerra al Corpo
dei Bersaglieri furono concessi 92 Ordini Militari di
Savoia, 50 Medaglie dOro, 2.592 Medaglie dArgento,
3.784 Medaglie di Bronzo, 1.687 Croci di Guerra. Un nome
per tutti, il Bersagliere Enrico Toti insignito di
Medaglia dOro al Valore Militare con la seguente
motivazione:
Volontario, quantunque privo della gamba sinistra, dopo
aver reso importanti servizi nei fatti darme
dellaprile a quota 70 (est di Selz), il 6 agosto, nel
combattimento che condusse alloccupazione di quota 85
(est di Monfalcone). Lanciavasi arditamente sulla
trincea nemica, continuando a combattere con ardore,
quantunque già due volte ferito. Colpito a morte da un
terzo proiettile, con esaltazione eroica lanciava al
nemico la gruccia e spirava baciando il piumetto, con
stoicismo degno di quellanima altamente italiana.
Monfalcone,6 agosto 1916.
Lo spirito bersaglieresco si rintraccia già nei primi
combattimenti nel 1915: dal momento che i piumetti
venivano localizzati con molta facilità dai famosi
cecchini austriaci, il Comando Supremo, constatato il
pericolo che poteva rappresentare quellaccessorio
voluto dal fondatore La Marmora, aveva consigliato
che chi si trovava in trincea riponesse le piume, ma il
consiglio o lordine non fu mai rispettato, anzi il
piumetto era in bella vista nel famoso elmetto
Adrian mod. 16 utilizzato fino a conclusione della
guerra.
Per quanto riguarda limpeto che i reparti
Bersaglieri profusero in quegli avvenimenti, qui
vogliamo rievocare due avvenimenti, ricordati nella
motivazione della concessione della medaglia doro al
valor militare del 18° Reggimento Bersaglieri, la
Battaglia di Fagarè dove furono arrestate le truppe
austriache passate sulla destra del Piave dopo Caporetto
nel 1917 e lo sbalzo effettuato nel luglio 1918
nelloffensiva effettuata sempre sul Sacro Fiume alla
Patria nel luglio 1918:
Con impeto fulmineo si gettava sul nemico, passato sulla
destra del Piave, fiaccandone in mischie furibonde la
disperata tenacia. Con entusiastico sacrificio di sangue
contribuiva alla riconquista del primo lembo della
Patria invasa, ricongiungendosi nella gloria alle più
antiche e fulgide tradizioni dei Bersaglieri. (Fagarè,
16-17 novembre 1917; Basso Piave, 22 giugno 1918; 2-6
luglio 1918)
Boll. Uff. anno 1920, disp. 147.
Nel primo dopoguerra, i Bersaglieri vennero
riorganizzati e, dopo varie trasformazioni, con la
proposta Pariani vennero riordinati in reggimenti e
inquadrati nelle tre Divisioni Celeri esistenti (il 6°
Rgt per la Divisione Emanuele Filiberto, l11° Rgt per
la Eugenio di Savoia e il 3° Rgt per la Amedeo dAosta)
con un Comando, 3 battaglioni, una compagnia di
motociclisti e una compagnia cannoni 47/32, nelle
Divisioni motorizzate (Trento e Trieste) e Divisioni
Corazzate (Ariete, Centauro, Littorio) su 2 battaglioni.
Negli anni che precedettero il secondo conflitto
mondiale, i Bersaglieri parteciparono alle attività
belliche per la conquista dellEtiopia nel 1935 e
alloccupazione dellAlbania nel 1939.
Nel giugno 1940, con lentrata in guerra
dellItalia fascista a fianco della Germania nazista
contro la Francia e lInghilterra, i 12 reggimenti di
Bersaglieri furono impiegati su tutti i fronti. In
quegli anni, oltre 60.000 italiani furono arruolati tra
le fila dei fanti piumati, ed anche quel terribile
conflitto fu affrontato con limmutato spirito di
servizio verso la propria Patria, nonostante le
difficilissime e tristi situazioni che tutti gli uomini
del Regio Esercito italiano dovettero subire ed
affrontare.
Tra i tanti fatti vogliamo ricordare qui alcuni
avvenimenti che ancora una volta mostrano ancora una
volta lo spirito bersaglieresco.
La Battaglia di Natale del 1942,
ad esempio, in cui il 3° Rgt e il 6° Rgt
Bersaglieri (inquadrati nella Divisione Celere Principe
Amedeo Duca DAosta della 8^ Armata Italiana in Russia
ARMIR), in quel momento inquadrati nel XXIX Corpo
dArmata Tedesco a difesa di un tratto del Don,
nellambito delle manovre per la conquista della città
di Stalingrado, furono travolti dalle truppe sovietiche
che l11 dicembre 1942 davano inizio alloffensiva
Piccolo Saturno. I russi sfondarono il fronte nella
congiunzione tra la Divisione Ravenna, Cosseria,
385^tedesca e la 3^ Armata Romena, dilagando nelle zone
immediatamente posteriori alle postazioni dellArmata
Croata e dei reggimenti Bersaglieri.
Il 19 dicembre, il 3° Bersaglieri fu investito
dal violento avanzare dei russi e, rimasto isolato, fu
costretto ad abbandonare le posizioni tenute sulla
sponda del Don, tentando di raggiungere il paese di
Meskof, nel frattempo già occupato dalle truppe russe.
Non avendo altre possibilità, gli uomini del 3°,
riunitisi con alcuni reparti della 3^ Divisione Celere e
altri reparti tedeschi, tentarono una sortita per
entrare a Meskof. Il 70% dei Bersaglieri morirà in
questa azione.
Il 6° reggimento, ricevuto lordine di
abbandonare le posizioni il 19 dicembre, iniziò, guidato
dal suo Colonnello Mario Carloni, una ritirata che
sarebbe durata più di dieci giorni, con un percorso nel
ghiaccio di più di 350Km, mentre il XII Battaglione si
sacrificò nel tentare la rottura con le truppe russe
venendo completamente distrutto. Il 6° reggimento
successivamente fu riordinato a Korsuni e i suoi 1400
uomini, insieme ai superstiti del 3° reggimento,
continuarono a combattere in Russia fino al 28 marzo
1943. Furono gli ultimi reparti italiani a farlo.
Valoroso fu, ancora una volta, il comportamento
tenuto dai reparti Bersaglieri in Africa Settentrionale.
Alla battaglia di El Alamein parteciparono il
7°reggimento, l8° inquadrato nella Divisione Ariete, il
9° reggimento, il 12° reggimento inquadrato della
Divisione Littorio, VIII Battaglione inquadrato nella
Divisione Trento.
In questo breve scritto, però, vogliamo accennare
e ricordare i fatti che si verificarono dopo quella
battaglia, quando le truppe anglo-americane sbarcarono
in Marocco e Algeria per avanzare verso la Tunisia
(Operazione Torch). Le truppe italiane, riorganizzate
nella I^ Armata costituita dal XX e XXI C.A. al comando
del Generale Giovanni Messe, continuarono a combattere.
E il caso del 5° reggimento Bersaglieri che combatté a
Kasserine e a El Guettar con la Divisone Centauro
fronteggiando il II° Corpo dArmata statunitense al cui
comando vi era il Generale George Patton. Tali scontri
inflissero gravissime perdite al Reggimento tanto da
ridurlo a gruppo di combattimento. I superstiti del 5°
combatterono con il 7° e 10° a Enfidaville, Him el
Abadi, Kraim el Jesual per raggiungere il 13 maggio 1943
Capo Bon, dove il 5° Reggimento venne sciolto.
Con larrivo degli anglo-americani in Sicilia, le
sorti della guerra italiana furono oramai del tutto
decise, ma nonostante ciò, quando il 10 luglio ebbe
inizio lo sbarco, il 542° Battaglione Bersaglieri
Costiero affrontò le truppe alleate fino al 12 luglio,
quando i pochi uomini rimasti si arresero. E giusto
ricordare anche gli uomini del 10° Reggimento
Bersaglieri, del 177° Reggimento e I° Battaglione
controcarro che combatterono le truppe anglo-americane
nei dintorni di Agrigento fino alla distruzione totale
dei loro reparti ed il LI Battaglione bersaglieri della
Divisione Assietta. I pochi superstiti di quei reparti
si riunirono in Calabria nel DLVIII Battaglione.
Nelle vicende dei reparti Bersaglieri si
riflettono le tragiche vicende del secondo conflitto
mondiale legate alla divisione dellItalia in due, in
quella che sarà una vera e propria guerra civile.
Infatti, il LI Battaglione Bersaglieri
dIstruzione Allievi Ufficiali di complemento fu il
primo reparto Bersaglieri, inquadrato nel Primo
Raggruppamento Motorizzato dellEsercito cobelligerante
italiano, a partecipare ad un fatto darme accanto alle
truppe alleate a Mignano Montelungo. Successivamente, il
LI Battaglione diede vita al 4° Reggimento Bersaglieri
inquadrato nella I Brigata del Corpo Italiano di
Liberazione. Sciolto il CIL vennero creati i Gruppi di
combattimento, il 4° Bersaglieri che confluiva nel
Gruppo Legnano viene riordinato in Battaglione
Bersaglieri Goitoe partecipa alla battaglia di Poggio
Scanno sulla Linea Gotica.
Anche nella Repubblica Sociale furono
ricostituiti dei reparti Bersaglieri, il primo fu l8°
Reggimento costituito l11 settembre 1943 a Verona e
successivamente rinominato Battaglione Manara, mentre a
Milano il 27 settembre fu costituito il 3° Reggimento
Volontari Bersaglieri. Nella Germania nazista fu
costituita la Divisione Bersaglieri Italia. Reparti
dell8° Reggimento combatterono sulla frontiera
orientale italiana contro i partigiani titini jugloslavi
subendo gravissime perdite in vari combattimenti,
moltissimi furono fatti prigionieri e, di questi, molti
furono infoibati, pochissimi ritornarono in
Patria.
Conclusasi la guerra, il Battaglione Goito
venne sciolto e venne formato il LI battaglione
Bersaglieri, trasformato, in data 21 gennaio 1946, in 3°
Reggimento Bersaglieri. Nel 1949 venne costituito l8°
Reggimento Bersaglieri e nel 1953 il 1° Reggimento
Bersaglieri.
In quel secondo dopoguerra, una data più delle
altre rappresenta il nuovo inizio della nuova Italia
repubblicana, il 26 ottobre 1954 quando la Città di
Trieste ritornò ad essere italiana. E ancora una volta -
così come era successo il 3 novembre 1918, giorno di San
Giusto patrono della città, quando i triestini avevano
atteso lo sbarco nel Molo di San Carlo dei Bersaglieri
dell11°Bersaglieri (da quel giorno Molo dei
Bersaglieri) tutta la città si ritrovò a festeggiare
con il V Battaglione Bersaglieri dell8° Reggimento
inquadrato nella Divisione Corazzata Ariete.
Nel 1975 i tre Reggimenti Bersaglieri vennero
sciolti e ricostituiti 13 battaglioni: 1° Lamarmora; 2°
Governolo; 3° Cernaia; 6° Palestro; 10° Bezzecca; 11°
Caprera; 14° Sernaglia; 18° Poggio Scanno; 23° Castel di
Borgo; 26 Castelfidardo; 27° Jamiano; 28° Oslavia; 67°
Fagarè.
I Battaglioni, formati da personale di leva, iniziarono
a svolgere i compiti richiesti da una Nazione che, dopo
aver conquistato la democrazia con il sangue, aveva
abiurato la guerra come mezzo doffesa, partecipando ad
azioni militari concordate con gli organismi
internazionali di cui faceva parte. E il caso della
prima missione in Libano nel 1982 sotto egida dellONU,
in cui il 2° battaglione Governolo partecipò, per la
prima volta dalla conclusione della guerra, alle
operazioni militari per smilitarizzare una fascia della
Linea Verde a Beirut in Libano. Da allora i reparti
Bersaglieri, dal 1991 costituiti da professionisti,
hanno partecipato a molte delle missioni a cui il nostro
paese ha ritenuto necessario aderire per la difesa dei
nostri valori di democrazia e di libertà: Balcani,
Somalia, Afghanistan, Iraq, Libano. Ed ancora una volta,
dopo 182 anni di storia, i valori bersagliereschi sono
stati rappresentati con il solito spirito indomito e con
vite di giovani uomini sacrificati per il bene della
Patria: vogliamo ricordare per tutti il Maggiore del 3°
Bersaglieri Giuseppe La Rosa, insignito di Medaglia
dOro al Valore Militare, caduto a Farah in Afghanistan
per lesplosione di un ordigno rudimentale nellestremo
tentativo di fare scudo con il proprio corpo agli uomini
che gli erano vicino. Il coraggio e limpeto
bersaglieresco lo si è visto, ancora una volta, nei
Comandanti e negli uomini dell11° Reggimento che,
nellambito delle operazioni di Antica Babilonia, il 6
aprile 2004 a Nasiriya in Iraq hanno sostenuto in quella
che oggi è conosciuta come la Battaglia dei Ponti il
maggiore scontro a fuoco dalla fine dellultimo
conflitto mondiale, tanto che la sua Bandiera di Guerra
è stata insignita di Croce di Guerra al Valor Militare.
E ancora, come non ricordare gli uomini e le donne del
1° Reggimento Bersaglieri di stanza a Cosenza, per noi
oramai diventati Bersaglieri di Calabria, insigniti
dellOrdine Militare dItalia con la motivazione:
al termine della missione, nelle delicate e rischiose
fasi del ripiegamento del dispositivo militare italiano
dalla provincia di Dhi QAR, evidenziava altissimi
livelli di efficienza e prontezza operativa. Unità
dell'Esercito che, operando nel solco della Tradizione e
dei valori del corpo dei Bersaglieri ha elevato il
prestigio e l'immagine delle Forze Armate Italiane nel
contesto internazionale.
An Nassiryah IRAQ - 15 giugno 1 dicembre 2006.
In questo breve sunto sulla storia dei Bersaglieri,
potremmo dire scritto con passo di corsa e in cui molto
non si è scritto, si è tentato di ricordare cosa sono
stati e sono i nostri i fanti piumati: uomini addestrati
a combattere in ogni circostanza, capaci con il loro
animo saldo di portare avanti, sempre, in qualsiasi
difficoltà e circostanza il loro dovere verso la propria
Patria e i commilitoni.
Lo spirito bersaglieresco, che da sempre ha accomunato e
accomuna coloro che, o per i casi della vita o
volontariamente, hanno portato e portano le Fiamme
Cremisi tramanda con immutata allegria le
tradizioni di quel Corpo voluto da Alessandra La Marmora
182 anni fa.
Allegri ma consapevoli e pronti che un giorno saranno
chiamati ad anteporre la propria vita al dovere di
soldati. Questi sono i nostri fanti piumati.
Allora semplicemente, auguri a tutti i Bersaglieri
Tremendi e Fier (Inno dei Bersaglieri Ciclisti).
Salvatore
Scalise |