Solo pochi
giorni fa questa comunita' ci ha visti riuniti per
commemorare i caduti di tutte le guerre: quei giovani
sorretti dal solo ideale di Patria, chiamati a compiere
il loro dovere, che hanno sacrificato la loro vita per
conquistare quel bene inestimabile che e' la liberta',
la pace e la civile convivenza con gli altri popoli.
La prima
guerra mondiale, guerra del 15-18, la Grande Guerra!!!
Ci furono 560.000 militari italiani morti. Mi sia
concesso un appellativo piu' appropriato: "Macelleria
Umana!!!" che segno' il vittorioso epilogo delle
guerre del risorgimento.
E' una storia
di dure prove e sacrifici dolorosi. Sembra di scavare
nel tempo ormai lontano, di quel periodo interminabile
di guerra di trincea che l'Italia ha combattuto contro
Stati confinanti per riconquistare la propria
liberta' e la legittima indipendenza, il sofferto lungo
processo dell'unita' d'Italia, conclusasi
vittoriosamente al prezzo di tante sofferenze ed
impareggiabile eroismo ad opera dei nostri valorosi
soldati, caduti perche' chiamati a compiere il sacro
dovere sancito dalla nostra costituzione: "la difesa
della Patria!".
I loro
disumani sacrifici sono stati finalizzati a
riconquistare quella liberta' ad essi privata. E' stata
una guerra logorante, trascorsa in gran parte con le
truppe a fronteggiarsi nelle trincee. I nostri soldati
dotati di titanico coraggio e di euforico entusiasmo,
mal vestiti, denutriti per il poco rancio, scarsamente
equipaggiati, hanno saputo affrontare le lunghe marce
verso il fronte e le attese estenuanti in trincea. Per
mesi essi hanno vissuto con i piedi e le gambe ne fango,
affamati e infreddoliti, in attesa dell'ordine
d'assalto, caduti, ad ogni sibilo proveniente
dalle trincee nemiche, come foglie di autunno ad ogni
soffio di vento.
Alle falde
delle Alpi, ormai senza munizioni, armati di tutto il
loro amore per la liberta' della Patria, all'ordine di
attacco, sprezzanti del pericolo, spinti fino
all'estremo sacrificio della vita, impugnando le
baionette, assaltavano il tiranno invasore, combattendo
con impeto un'aspra battaglia, lottando corpo a corpo,
fino a respingere il nemico al di la' dei confini
italiani, riconquistando alla Patria e al popolo
italiano. indipendenza, dignita', liberta', e le citta'
di Trento e Trieste.
Nobili eroi,
uomini degni, straordinari, nutriti di immensi valori,
eccezionali benefattori dell'umanità. Sulle loro spoglie
si eleva una voce di silenzioso lamento: e' il
corale pianto delle madri, meste e dolenti, ma
dignitose, orgogliose e fiere. Si ode ancora l'eco del
loro silenzio!
La nostra
viva partecipazione affettiva si estende anche ai
330.000 militari e 153.000 civili caduti durante la
seconda guerra mondiale , il cui evento e' stato scritto
nella storia della pace; ai caduti civili e militari
delle varie missioni di pace in tutto il mondo, che
vedono i nostri soldati, le nostre forze di polizia, i
nostri Corpi ausiliari ed i nostri volontari, uomini e
donne di nobili qualita' civili, di profondo senso dello
stato e di eccezionali virtu' militari, protagonisti di
generosi interventi di soccorso, per assicurare pace e
democrazia a quei popoli piu' sfortunati, martoriati
dalla poverta' e dalla sofferenza. Mi e' doveroso
ricordare il dirigente della Polizia di Stato, nostro
conterraneo, Nicola Lipari, ucciso a Bagdad il 4 marzo
2005. Purtroppo l'elenco e' troppo lungo.
I tristi
ricordi di tanta sofferenza per i nostri caduti, anche
se poi coronata con l'entusiasmo della vittoria per la
nostra liberta' riconquistata, servono a farci meditare
sull'orrore della guerra. Alle migliaia dei caduti, si
annoverano i nostri amatissimi fratelli di San Floro, i
cui nomi dono trascritti nell'Albo d'Oro del Comune, tra
i quali, mi onora sottolinearne alcuni, non
perche' fossero piu' valorosi degli altri, ma perche' li
conobbi da molto vicino: con due di essi abitavamo nel
raggio di circa venti metri.
Il primo
Angelo Tropea, per me zio Angelo, quando ero fanciullo
giocavo davanti casa sua assieme ai suoi nipoti. La
prima volta che mi vide in uniforme mi fece tanti
complimenti e durante i giorni della mia licenza, con un
certo imbarazzo, mi fece una richiesta: la medaglia
della sua decorazione al V.M. avuta durante la
guerra. "Mi e' stato dato solo il diploma", lamentava.
Alla mia successiva licenza gli portai il nastrino con
sopra il prescritto pugnaletto metallico e la tanto
attesa e sofferta medaglia. Lo resi felice, si commosse,
mi abbraccio' ringraziandomi piu' volte. In quella
circostanza mi racconto' il terrificante episodio
vissuto in merito ad cecchino. "Mi ammazzo' quasi tutti
i commilitoni della mia squadra", raccontava. Individuo'
il cecchino e afferrandolo per il collo, lo
lascio' infilzato all'albero dietro il quale si
nascondeva. Mostruoso! Negli anni successivi ha sempre
partecipato alla cerimonia del 4 novembre e con orgoglio
esponeva sul petto la sua meritata decorazione, "per
fare onore e memoria ai caduti di tutte le guerre",
diceva.
Il secondo,
Caccia Floro, chi mi onora sottolineare, era mio zio,
fratello di mia madre, decorato con medaglia al V.M. e
ancora prima promosso al grado di caporale per meriti di
guerra. A pagina 41 di questo meraviglioso libro
troverete la motivazione della sua decorazione al V.M.;
ma per chi non avra' l'opportunita' di sfogliare il
libro, permettetemi di leggervi la motivazione: "Giudava
costantemente, con eccezionale fermezza e coraggio, una
squadra portaferiti adibiti al risanamento del campo di
battaglia, spingendosi, incurante del pericolo, ripetute
volte oltre la linea delle nostre trincee per
raccogliere i cadaveri dei compagni caduti. Con spirito
di abnegazione e di altruismo esponeva due volte la sua
vita, trasportando sulle spalle, per un tratto di
terreno scoperto e battuto dal vivo fuoco nemico, un
ufficiale e un soldato feriti. (Monte San Michele - 24
aprile e 15 maggio 1916). Che uomini!
Il terzo eroe
e' un personaggio molto caro a tutti i sanfloresi.
L'amico di tutti, un poeta, un generoso gentiluomo,
Tommaso Scarcella. Senza dimenticare Luigi Valeo, per
tutti noi meglio conosciuto come il commendatore Valeo,
sottufficiale carrista e successivamente elevato al
grado di Ufficiale, decorato sul campo a Tobruck in
Libia, personalmente dal Gen. Rommel, soprannominato "la
volpe del deserto" per la sua straordinaria astuzia
nelle operazioni di guerra nel deserto.
Concludo,
ringraziando di vero cuore Tonino Bressi per questo
capolavoro di libro in ricordo dei nostri eroi
sanfloresi ed essi, sono certo, lo ringrazieranno
dall'al di la' con le preghiere.
Viva
l'Italia, viva le Forze Armate e pace ai caduti di tutte
le guerre.
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