CALABRIAINARMI        

 " PER LA PATRIA! "

 

   
     

    "25 APRILE"

   
 

 

 

L’Associazione culturale Calabria in armi, in occasione dell’anniversario della liberazione intende ricordare quanti sono caduti per restituire, all’Italia, democrazia e libertà.

Come in  tutte le vicende belliche della storia nazionale, anche durante la guerra di liberazione 1943-1945, che si è combattuta prevalentemente nelle regioni del nord Italia, il contributo dei nostri corregionali è  poco conosciuto.

La conclusione del ‘900 consente di  affrontare tutti i problemi storici di quel periodo con attenzione verso tutte le parti in causa. La disponibilità di nuove fonti documentarie, che la pubblicistica di questi anni ha messo in grande risalto (v libri di Pansa), consente di avviare un grande progetto per ridisegnare la diffusione delle idee politiche in Calabria, la formazione dei gruppi dirigenti e dei militanti, il ruolo che essi ebbero nel quadro della storia del Paese negli anni del regime fascista e delle lotte che seguirono per  l’affermarsi della democrazia.

Durante la Resistenza, caratterizzata dalla presenza di formazioni partigiane  con tendenze politicamente diversificate, molti militari calabresi che dopo l’otto settembre 1943 si trovavano a centinaia di chilometri di distanza dalle proprie case, sia per l’impossibilità di poter ritornare in sede che per combattere contro l’ex alleato germanico, iniziarono ad alimentare le fila della resistenza in vari ruoli.

Prova ne sono, ad esempio, le tre Medaglie d’Oro al Valor Militare alla memoria: Aldo Barbaro, Vinicio Cortese e Saverio Papandrea; tutti e tre ufficiali del Regio esercito  italiano che, dopo l’armistizio, si aggregarono a formazioni partigiane nelle quali combatterono fino ad immolare le loro giovani vite.

Il ruolo che ebbero nella guerra di liberazione e nella resistenza gli ex militari delle varie armi è un po’ sottovalutato e poco approfondito. Sicuramente gli oltre 600.000 prigionieri di guerra catturati dagli ex alleati, nei vari fronti,  attuarono quella che viene impropriamente definita “resistenza passiva”, e cioè preferire l’internamento senza lo status di prigioniero di guerra (e quindi una prigionia dura e priva di tutele di diritto umanitario)  all’arruolamento presso le unità militari delle neo costituita repubblica sociale italiana.

In occasione della “Giornata della Memoria” del 2008 Calabria in armi ha documentato come 13 militari di Catanzaro morirono nei campi di concentramento in Germania, avendo subito la deportazione da parte dell’esercito tedesco.

Ma il fenomeno è ben più diffuso e riguarda tanti comuni della nostra Regione e meriterebbe di essere ripreso e reso noto alle comunità.

Furono anche molti i  militari sbandati  rientrati nelle  proprie case, mentre nel Regno del sud si ricostituiva l’esercito italiano, sotto la denominazione di 1° Raggruppamento motorizzato, che iniziò risalire la penisola al fianco delle truppe anglo-americane combattendo con onore .

Tanti militari, anche in mancanza di ordini chiari e specifici, preferirono combattere direttamente per non arrendersi, come ad esempio,  la divisione Acqui a Cefalonia, pagando però un prezzo altissimo in termini di rappresaglia, oppure darsi alla macchia e prendere le armi contro le truppe  nazi-fasciste.

Significativo al riguardo è il ruolo del prof. Federico Tallarico di Catanzaro, da noi conosciuto e intervistato che, con il nome di battaglia di Frico, all’indomani dell’otto settembre, da sottotenente del 91° Reggimento di fanteria, si rifugiò in montagna arrivando a comandare una brigata autonoma (e quindi senza connotazione politica) molto combattiva nella zona delle Prealpi torinesi e più precisamente in Val Sangone.

Frico, forte della sua esperienza nel regio esercito, diede ai suoi uomini un’organizzazione di tipo militare, sia dal punto di vista logistico che tattico, che consentì di portare a termine, con successo, varie e pericolose azioni di combattimento.

Il nostro impegno nel recupero delle nostre storie, che si inseriscono in quella italiana, offre questo modesto contributo, certamente incompleto, in occasione della giornata del 25 Aprile con l’ auspicio che oltre alle manifestazioni ufficiali le nostre istituzioni diventino protagoniste di nuovi impegni per offrire alle comunità radici ben più consistenti e ricche di spunti.

 

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