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La partecipazione dei
calabresi alla Prima Guerra Mondiale, il loro determinante contributo
nel completamento dell'unità nazionale, il loro incondizionato
sacrificio e l'autentico eroismo di molti di loro, sono stati al centro
di un convegno organizzato dal Liceo Scientifico di Soverato, nel quadro
delle già numerose iniziative realizzate dall'istituto soveratese in
occasione del 150° anniversario dell'unità d'Italia. Il convegno ha
visto la prestigiosa partecipazione della massima autorità
amministrativa provinciale: il prefetto Antonio Reppucci, che ha
accettato con entusiasmo l'invito del liceo soveratese, mentre i lavori
sono stati introdotti dal saluto della Dirigente scolastica, Francesca
Bianco e da Antonio Nisticò, coordinatore del dipartimento di Filosofia
e Storia. Il convegno, avente come tema "La Brigata "Catanzaro nella
Grande Guerra" ha visto come relatore Vincenzo Santoro, storico militare
e rappresentante dell'associazione Calabria in Armi, che ha illustrato
con grande efficacia la storia di questa famosa unità militare
distintasi nei principali scenari che hanno segnato tanto la tragedia
quanto l'epopea dell'esercito italiano nella Grande Guerra: il Carso,
gli altopiani, la zona di Asiago. Autorevole studioso di giustizia
militare, Santoro si è inoltre dilungato ad analizzare i metodi e i
sistemi di punizione sommaria presso gli eserciti al fronte, cosa che
non ha mancato di suscitare l'interesse e le domande del pubblico,
costituito da studenti soveratesi, ma anche da numerosi giornalisti,
nonché dalle massime autorità militari dei corpi presenti in città.
Costituitasi nel maggio 1915, all'indomani dell'entrata in guerra, la
Brigata Catanzaro reclutava originariamente giovani di leva provenienti
dalla sola Calabria, componendosi di due reggimenti (141° e 142°)
costituiti interamente di calabresi. Questi reggimenti, inviati sul
Carso, si distinsero subito per la loro tenacia negli assalti,
contribuendo in modo determinante alla conquista di Gorizia da parte
dell'esercito italiano, in una fase iniziale della guerra segnata da
rapidi e vasti movimenti di truppe. Col passare del tempo,
trasformandosi il conflitto in una guerra di logoramento e di trincea,
il reparto calabrese affrontò di tutto: assalti all'arma bianca,
contrassalti alla baionetta e con le bombe, bombardamenti aerei, pioggia
di gas tossici e ustionanti come l'iprite, durante i quali la resistenza
degli uomini in trincea veniva messa a durissima prova, ma che non
produssero, come in altri reparti, fenomeni di diserzione o di
ammutinamento degni di nota. Eppure,tali furono le perdite, che il
reparto cambiò presto fisionomia: nella necessità di mantenere il suo
assetto originario, la Brigata Catanzaro venne sempre più arricchita di
truppe non calabresi, ma comunque reclutate nelle regioni meridionali.
Il relatore si è poi soffermato su questioni inerenti la giustizia
militare e la sua applicazione nel corso della Grande Guerra, fino ad
illustrare l'adozione, frequentissima, di una pratica inumana ed arcaica
come la cosiddetta "decimazione", poi praticata indiscriminatamente dai
tedeschi nei confronti della popolazione civile, durante il secondo
conflitto mondiale: nel caso di reati collettivi, attribuibili ad un
intero reparto (ammutinamenti o fuga in fronte al nemico) un uomo ogni
dieci veniva estratto a sorte e fucilato sul posto, spesso dagli stessi
compagni di reparto, perché servisse da monito. Il convegno si è
concluso con l'intervento di Reppucci, particolarmente apprezzato dagli
studenti per la spontaneità e la maniera niente affatto formale di
argomentare. Il Prefetto ha messo in evidenza le solide basi storiche
sulle quali si fonda la nostra nazione, la cui unità si è cementata nel
corso di questo ultimo secolo e mezzo, malgrado le grandi difficoltà e
le immani tragedie affrontate dagli italiani fino alla seconda metà del
Novecento. Reppucci ha poi allargato lo sguardo all'Italia attuale, con
particolare attenzione ai problemi del meridione, dialogando con i
giovani di legalità e richiamando la necessità di un più consapevole e
concreto senso civico. (Antonella Rubino Quotidiano della Calabria). |
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