CALABRIAINARMI

 " PER LA PATRIA!"

ROSARIA VERALDI

 
 

 
 

 da "CATANZARO INFORMA" del 15 luglio 2013

CRONACA / L'ultima 'stella' del '43

Muore nonna Rosaria, l'infermiera di 102 anni

ANCHE LA SUA STORIA NELL'ULTIMO LIBRO DI CASTAGNA 

Lunedì 15 Luglio 2013

Si è spenta serenamente,  alla veneranda età di quasi 102 anni, circondata dall’affetto dei propri cari Rosaria Veraldi, la decana delle infermiere catanzaresi, testimone e protagonista dei soccorsi di quel lunghissimo giorno del ’43, quando, il 27 agosto, la Città di Catanzaro fu colpita dai bombardamenti degli aerei anglo-americani. Rosaria, classe 1911, era entrata in ospedale già nel 1932, proveniente da Soveria Simeri, e si era avviata alla carriera infermieristica, scegliendo un lavoro diverso dalle sue coetanee dell’epoca. Qui, all’Ospedale civile di Catanzaro, aveva conosciuto, tra le tante colleghe, Carmela Scorza, che sarebbe diventata la nonna del regista Gianni Amelio,  figura carismatica sempre ricordata dal cineasta in tutte le sue opere, compreso l’ultimo film, “Il primo uomo”, in cui la nonna costituisce proprio una figura centrale . Tornando a quel fatidico 27 agosto, intorno alle 11, i bombardieri angloamericani, come ricorda Nando Castagna nel libro   “Catanzaro sotto le stelle del ‘43” partiti dagli aeroporti tunisini e maltesi,  sganciarono il loro carico di morte sulla città, particolarmente sul centro storico, danneggiando gravemente il Duomo , il carcere del San Giovanni, la Banca d’Italia, e tanti altri edifici, causando numerose vittime, oltre a centinaia di feriti. Bombardamento tardivo, perché l’armistizio sarebbe stato dichiarato dal Maresciallo Badoglio appena qualche giorno dopo, l’8 settembre. L’ospedale Civile di Catanzaro, che nel frattempo si era riempito di feriti, non era passato  del tutto indenne né da bombardamenti né dai mitragliamenti ; una bomba- per come raccontato dalla stessa Rosaria Veraldi a Nando Castagna aveva terminato la sua discesa nei locali della cucina, incredibilmente senza esplodere. Era dunque necessario sfollare il nosocomio e trasferirlo di sede, unitamente all’ospedale di Crotone, presso  un grande plesso scolastico, individuato nella tranquilla Petronà.  Tra medici e infermieri, non tutti seguirono i malati, perché molti rientrarono nelle loro famiglie, rifugiandosi dai bombardamenti. Rosaria assieme ad altri medici e infermieri “di trincea, come Peppino De Stilo, accompagnarono il convoglio militare, battente bandiera tedesca, composto da oltre 17 camion con feriti, malati, personale e scarse medicine, verso questa nuova sede, nel frattempo che gli artificieri avessero provato a disinnescare l’ordigno, rendendo sicura la vecchia struttura. Durante il tragitto, a Catanzaro Lido, all’altezza del passaggio a livello, il convoglio fu attaccato dai caccia inglesi che sganciavano i cosiddetti “spezzoni incendiari”, senza impedire però che la carovana raggiungesse la sua destinazione. Qui a Petronà, li aspettava una dura condizione per la mancanza di mezzi di sussistenza, cosicchè ci si dovette industriare per trovare da bere e da mangiare per i malati e per loro stessi, attingendo acqua e lavando i panni nel fiume,  rubacchiando la frutta nella campagna circostante. Insomma , Anni ruggenti!  Poi lentamente, ma molto lentamente, tornò la calma e il rientro nell’edificio di Via Acri, dove Rosaria restò fin quasi alla pensione, arrivata nel 1971, quando già l’ospedale si era trasferito in Viale Pio X, dove si trova ora. Generazioni di medici sono passati dalle mani di Rosaria, poi diventata per tutti, “Zia Rosaria” ; il professore Vincenzo Aloi, il leggendario chirurgo Raffaele Basso, nativo di Mattinata, e tanti altri ai quali la storia della medicina catanzarese deve molto. Dopo quarant’anni dalla pensione una bella festa per i 100 anni , con parenti e amici, e l’”Associazione Calabria in armi” che si interessa a questa storia epica del lavoro in Ospedale durante i bombardamenti, un evento che abbraccia la macrostoria, quella che i libri di scuola però non sempre raccontano. Per chi l’ha conosciuta resta il ricordo indelebile di una donna speciale, lavoratrice instancabile e zia affettuosa, pioniera del turismo silano catanzarese e personaggio silente di quella società che cresceva, senza richiedere attenzioni per sé,  quell’Italia di persone serie che sapeva a dare il massimo nel proprio lavoro e tanta solidarietà per gli altri. Ciclicamente, perché nella vita nulla accade a caso,  è tornata per trascorrere gli ultimi attimi d vita all’Ospedale Civile, che per oltre quarant’anni è stata la sua casa, ed è stata sepolta nel cimitero di Soveria Simeri, il paese che gli aveva dato i natali l’1 ottobre del 1911. In chiesa durante la funzione, ben tre generazioni di nipoti accompagnavano la zia per l’ultima delle sue grandi avventure.

 
 

 

 
 
 

 

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